La vedova affritta
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LA VEDOVA AFFRITTA.1
Nun me ne so ddà ppasce,2 ah ppropio no.
Quer giorno, Andrea, che l’incontrassi3 tu,
Tornò a ccasa la sera, se spojjò,4
Aggnéde5 a lletto, e nun z’è arzato ppiù.
L’unico mi’ conforto è cche spirò
La matina der Core de Ggesù.
Pe’ mmé è stata una perdita però,6
Che ffo ppropio miracoli a stà ssù.
Un omo ch’era un Cèsere! Vedé
Morì un campione,7 che a rraggion d’età
Cquasi poteva chiude8 l’occhi a mmé!
Bbasta, Iddio m’ha vvorzùta9 visità.10
Lui se l’è ppreso, e ssaperà pperchè.
Sia fatta la su’ santa volontà.
28 gennaio 1835.
Note
- ↑ Afflitta.
- ↑ Dar pace.
- ↑ L’incontrasti.
- ↑ Si spogliò.
- ↑ Andò.
- ↑ [Per me però è stata una perdita tale, ecc.]
- ↑ Nome che si dà agli uomini vegeti.
- ↑ Chiudere.
- ↑ Voluta.
- ↑ [Anche ne’ Promessi Sposi, cap. V, sapute le mene di don Rodrigo, il padre Cristoforo dice ad Agnese e a Lucia: “Poverette! Dio vi ha visitate.„ La frase è d’origine scritturale, poichè, per esempio, nel Levitico, XXVI, 16, abbiamo: “Visitabo vos velociter in egestate et ardore„ etc.; ed è strettamente collegata agli altri passi biblici, bitati nella nota 8 del sonetto: Le conzolazzione, 16 genn. 35.]