Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura La morte de Tuta Intestazione 4 giugno 2024 75% Da definire

La vedova affritta Er mistiere indiffiscile
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LA MORTE DE TUTA.1

     Povera fijja mia! Una regazza
Che vvenneva2 salute! Una colonna!
Viè una frebbe,3 arincarza4 la siconna,
Aripète la terza, e mme l’ammazza.

     Io l’avevo invotita5 a la Madonna.
Ma inutile, lei puro me strapazza.
Ah cche ppiaga, commare! che ggran razza
De spasimi! Io pe’ mmé nun zo’ ppiù ddonna.

     Scordammene?!6 Eh ssorella,7 tu mme tocchi
Troppo sur farzo. Io so cch’a mmé mme8 pare
De vedemmela9 sempre avanti all’occhi.

     Fijja mia bbona bbona! angelo mio!
Tuta mia bbella! visscere mie care,
Che tt’ho avuto da dà ll’urtimo addio!

28 gennaio 1835.

Note

  1. Gertrude.
  2. Vendeva.
  3. Febbre.
  4. Rincalza.
  5. Questo invotire consiste nel fare assumere alle guarite una veste di baracane nero o violaceo e lucido, con attaccati ai fianchi due pendenti nastri coi colori di quella tal Madonna da cui si ripete la grazia.
  6. Scordarmene.
  7. [Qui sta per “amica mia, cara mia,„ e simili.]
  8. A me mi.
  9. Vedermela.