La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo XXXXVI

Capitolo XXXXVI

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Capitolo XXXXVI.

Come il buon Re ponesse condizioni di tregua ed alleanza cogli Almiranti d’Egitto contro ’l Soldano di Damasco, e come gli Almiranti sapessero non menarle a conchiusione.


Ritornando alla prima materia, io vi avea lasciato a dire la risposta che ’l Re mandò al Soldano di Damasco, la quale fu tale, cioè che ’l Re invierebbe agli Almiranti d’Egitto per sapere s’essi il rileverebbono, e gli renderebbono la tregua che gli avevan bensì promessa, ma cui avevan già rotta come è detto davanti; e che, se essi ne mantenessero il rifiuto, assai volentieri il Re lo aiterebbe a vendicare la morte di suo cugino il Soldano di Babilonia ch’essi avevano morto. [p. 185 modifica]

Perchè, appresso ciò, il Re, durante ch’elli era in Acri, inviò Messer Giovanni di Vallanza in Egitto verso gli Almiranti per inchiedere che essi satisfacessero gli oltraggi e violenze fatti al Re, tanto ch’e’ ne fusse contento. Ciò che gli Almiranti gli promisero fare purché il Re si volesse alleare ad essi, ed aiutarlo allo ’ncontro del Soldano di Damasco dianzi nomato. E per ammollire il cuore del Re, appresso le grandi rimostranze che Messer Giovanni di Vallanza il buon produomo lor fece, biasimandoli e vituperandoli così dei torti commessi come delle tregue e convenenze rotte, inviarono essi al Re e liberarono di lor prigioni tutti i Cavalieri che distenevano in cattività. E cosi gl’inviarono l’ossa del Conte Gualtieri di Brienne, il quale era morto captivo, affinchè e’ fusse sepolturato in terra santa. Ed ammenonne Messer Giovanni duecento Cavalieri, ed altra gran quantità di popolo minuto che tutti erano prigionieri dei Saracini. E quando elli fu venuto in Acri, Madama di Saetta, ch’era cugina germana del detto Messer Gualtieri di Brienne, prese l’ossa del detto suo cugino e le fece sepolturare nella Chiesa dello Spedale d’Acri bene e onorabilmente, e vi fece fare un servigio grande a meraviglia, in tal maniera che ciascun Cavaliero offrì un cero ed un danaio d’argento; ed il Re offrì un torcetto con un bisante alla moneta di Madama di Saetta: donde ciascuno si meravigliò, perchè giammai non se gli era veduto offrire danaio alcuno che non fusse di sua moneta, ma il Re sì il volle fare per sua cortesia. Tra i Cavalieri che Messer [p. 186 modifica]Giovanni di Vallanza rammenò d’Egitto io ne conobbi ben quaranta della Corte di Sciampagna, i quali erano tutti diserti e male attornati; e tutti questi quaranta io feci abbigliare e vestire a’ miei danari di cotte e sorcotti di verde, e li menai davanti il Re pregandolo che li volesse tutti ritenere in suo servigio. E quando il Re ebbe udito la richiesta egli non mi disse un motto qualunque. E fuvvi uno delle genti di suo Consiglio che là era, il quale mi riprese dicendo ch’io facea molto male quando apportava al Re tali novelle, poiché nello stato suo ci avea già eccesso di spendio di più che sette mila lire. Ed io gli risposi che la mala ventura il faceva così parlare, poiché in tra noi di Sciampagna avevamo ben perduto in servigio del Re trentacinque Cavalieri tutti portanti bandiera; e dissi altamente che ’l Re non facea punto bene se non li ritenea, visto il bisogno ch’elli aveva di Cavalieri; e ciò dicendo, per pietà della mia contrada, cominciai a plorare. Allora il Re m’appaciò, e m’ottriò quello che gli avea domandato, e ritenne tutti quei Cavalieri, e me li mise nella mia battaglia.

Quando ’l Re ebbe udito parlare li messaggeri degli Almiranti d’Egitto che erano venuti con messer Giovanni di Vallanza, e ch’essi se ne vollero ritornare, il Re disse loro ch’e’ non farebbe con essi nissuna tregua prima che gli avesser rendute tutte le teste de’ Cristiani morti che pendevano sulle mura del Cairo sino dal tempo che i Conti di Bari e di Monforte furono presi, e ch’ essi [p. 187 modifica]gl’inviassero altresì tutti i fanciulli che, cattivati in poca età, essi aveano fatto rinegare e credere alla lor legge. Inoltre voleva esser tenuto quieto delle dugento mila lire che loro doveva anche. E per tutto ciò rinviò con essi il detto Messer Giovanni, attesa la grande saggezza e valenza che era in lui, per annunciare da parte sua un tale messaggio agli Almiranti.

Durante queste cose il Re si parti d’Acri e se n’andò a Cesarea con tutto ciò ch’elli avea di genti, e vi fece rifare le mura e le bastite che i Saracini avevano rotte e abbattute, ed era a ben dodici leghe d’Acri tirando verso Gerusalemme. E ben vi dico ch’io non so come e’ vi potesse fare tutto ciò che fecevi, se non per la benedetta volontà di Dio; perchè unqua durante l’annata e il tempo che ’l Re fu a Cesarea, non ci ebbe mai nullo che ci facesse alcun male, nè in Acri similmente, là ove noi non eravamo guari di gente1.

  1. I Cristiani di Terra Santa potevano temere principalmente dagli Emiri d’Egitto, e dal Soldano di Damasco. Ora ciascuna di queste due parti ne sollecitava l’alleanza per opprimere l'altra. Per tutto il lungo tempo speso nel doppio negoziato, era quindi nell’interesse de’ Saracini di lasciare in pace il Re Luigi, ed i Baroni d’Oltremare. Da ciò, meglio che dalle stremate forze de’ Cristiani d’Oriente, dipese ch’esso Re potè compirvi le opere di difesa che qui in seguito si descriveranno.