La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo XXXXV

Capitolo XXXXV

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Capitolo XXXXV.

Nel quale si ritrae ciò che Frate Ivo il Bretone raccontò del Veglio della Montagna.


Il Re, che voleva guiderdonare il presente che gli avea fatto il Vecchio Prenze della Montagna, [p. 182 modifica]gl’inviò per suoi messaggeri e per Frate Ivone il Bretone, che intendeva il saracinesco, gran quantità di vestimenta di scarlatto, coppe d’oro ed altro vasellame d’ariento. E quando Frate Ivo fu di verso il Prenze de’ Beduini, parlò con lui, e lo inchiese di sua legge. Ma, siccome rapportò al Re, trovò ch’elli non credeva punto in Macometto, e ch’e’ credeva nella legge d’Haly, ch’egli diceva essere stato avoncolo di Macometto. E contava che quello Haly mise Macometto nell’onore in che fu in questo mondo, e che quando Macometto ebbe bene conquiso la signoria e preminenza del popolo, elli si dispettò e s’allontanò da Haly suo avoncolo. Perchè, quando Haly vide la fellonìa di Macometto, e ch’e’ cominciava forte a soppiantarlo, tirò a sè del popolo quanto ne potè avere, e lo menò abitare a parte ne’ deserti delle montagne d’Egitto, e là cominciò loro a fare e a donare un’altra legge che quella di Macometto non era; sicché quelli là, i quali di presente tengono la legge d’Haly, dicono tra loro che quelli i quali tengono la legge di Macometto sono miscredenti; e simigliantemente al contrario dicono li Maomettani che li Beduini sono miscredenti, e ciascun d’essi dice il vero, perchè l’uno inverso l’altro miscrede.

L’uno de’ punti e comandamenti della legge d’Haly si è tale: che quando alcun uomo si fa uccidere per accompire la volontà del suo Signore, l’anima di lui, che così è morto, va in un altro corpo più agiato, più bello e più forte ch’elli non era il primiero, e perciò non tengono conto li Beduini [p. 183 modifica]della Montagna del farsi uccidere per far lo volere del lor Signore, credendo al fermo che la lor anima si torni in altro corpo là ove è più a suo agio che davanti. L’altro comandamento di sua legge si è che null’uomo non può morire che sino al giorno che gli è determinato, ed in così il credono li Beduini ch’essi non si vogliono armare quando vanno in guerra, e, se il facessono, penserebbero fare contro il suddetto comandamento; perchè, ove maledicano a’ lor figliuoli, dicon loro: maledetto sia tu come l’uomo che s’arma per paura di morte. La qual cosa essi tengono a grande onta; ed è grande errore, perchè sembrerebbe che Iddio non avesse podere di allungarci od abbreviarci la vita, e ch’e’ non fusse onnipossente, ciò che è falso, perchè la tutta possanza è in Lui solo.

E sappiate che quando Frate Ivo il Bretone fu inverso il Veglio della Montagna, là ove il Re l’aveva inviato, trovò egli al capezzale del letto di quel Principe un libretto, nel quale ci aveano per iscritto molte belle parole che nostro Signore altra fiata aveva dette a Monsignore San Pietro, durante ch’elli era in terra ed innanzi la sua passione. E quando Frate Ivo le ebbe lette, egli disse: Olà, Sire, molto fareste bene se voi leggeste sovente questo picciolo libro, perchè egli ci ha di assai buone scritture. E il Vecchio della Montagna gli rispose: che sì faceva egli, e che avea molto gran fidanza in Monsignore San Pietro. E diceva che al cominciamento del mondo l’anima di Abele, allorché suo fratello Caino l’ebbe morto, entrò nel corpo di Noè, e che l’anima [p. 184 modifica]di Noè, appresso la morte sua, rivenne nel corpo d’Abramo, e che di poi l’anima di Abramo è venuta nel corpo di Monsignore San Pietro, il quale ecci in terra tuttavia. Quando Frate Ivo lo udì parlare così, gli rimostrò che sua credenza non valeva niente, e gl’insegnò molti detti belli e veritevoli, toccanti le comandamenta d’Iddio, ma unqua non ci volle credere. E diceva Frate Ivo, siccome gli udii contare al Re, che quando quel Prenze de’ Beduini cavalcava ai campi, elli avea un uomo davanti a lui che portava la sua azza d’arme, la quale aveva il manico coverto d’argento e tutto intorniato di coltelli trincianti. E colui che portava l’azza, gridava in suo linguaggio ad alta voce: Tornatevi addietro, fuggitevi dinanzi Colui che porta la morte dei Re entro sue mani.