La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo VIII

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Capitolo VIII.

Dove si parla per inframmessa dei Soldani d’Oltremare.


E a questo luogo, poich’egli sarà occorrenza in seguito di parlare de’ Principi d’oltre mare, sì vi dirò io alcuna cosa di loro stato e possanza, e primieramente del Soldano d’Iconio. Questo Soldano era il più possente Re di Paganìa, e fece fare una cosa molto meravigliosa; perch’egli fe’ fondere una parte di suo oro, e ne fe’ empire de’ gran vaselli alla guisa di quegli orci di terra là ove si mette il vino oltre mare; e poi appresso egli fe’ ispezzare detti vaselli che bene avrebbon tenuto tre o quattro moggia di vino, e lasciò il tutto a scoverto in un suo castello, sicchè ciascuno che vi entrava poteva vedere e toccare le masse dell’oro sovrastare lo infrantume degli orci. E si diceva ch’egli avea ben sei o sette di cotali grandi vaselli d’oro. E di vero la sua molta ricchezza apparve bene in un padiglione che ’l Re d’Armenia inviò al Re di Francia che allora era in Cipri. Il padiglione era stimato valere cinquecento lire, e gli mandò dicendo il Re d’Armenia che l’uno de’ Sergenti del Soldano [p. 53 modifica]d’Iconio glielo aveva donato. E dovete sapere che questo Sergente era quello che avea in guardia e governo li padiglioni del Soldano, e che avea il carico di fargli rinettare ciascun di le sue sale e magioni.

Ora quel Re d’Armenia, poichè era quasi in servaggio verso il Soldano d’Iconio, se n’andò al Gran Re di Tartarìa, e gli contò comente senza posa quei Soldano d’Iconio gli faceva la guerra e lo teneva in grande servaggio, ed il venne pregando che nel volesse soccorrere ed atare. E qualora gli donasse balìa su grossa mano di sue genti d’arme, gli disse ch’egli era contento d’essere suo uomo assoggettato. Ciò che ’l Re di Tartarìa volle fare assai volentieri, e gli cedè gran numero di genti d’arme. Allora se n’andò il Re d’Armenia a tutte sue genti combattere col Soldano d’Iconio e avevano assai possanza l’uno per l’altro. Ma gli Armeniani ed i Tartarini disfecero a fondo l’oste del Soldano, e talmente fece lo re d’Armenia, seguitando il corso della vittoria, ch’egli si tolse quind’innanzi di sua servitù e suggezione. E per la grande nomèa ch’era in Cipri di quella battaglia, ci ebbe molti di nostre genti che passarono in Armenia per andare in quella guerra a guadagnare e profittare, ma di coloro unqua più non se ne udiro novelle.

Anche del Soldano di Babilonia vi dirò io. Egli si pensava che ’l Re andasse guerreggiare il Soldano di Hamano, ch’era suo antico nimico; e così attese sino al tempo novello per volersi giungere [p. 54 modifica]con lui ad andare contra il detto Soldano di Hamano. Ma quando il Soldano di Babilonia vide che ’l Re non veniva verso lui, si partì egli e andò assediare l’altro Soldano davanti la città di Hamano medesima ove elli era. E questi come si vide così assediato, egli non seppe troppo bene di qual modo venirne a capo, perchè ben sapeva che se il Soldano di Babilonia vi durasse lungamente, certo il conquisterebbe e il confonderebbe. Ma egli fece tanto per doni e promesse ad uno de’ Valletti di Camera del detto Soldano di Babilonia, a chi egli parlò, che il fece avvelenare. E la maniera del farlo fu che questo Valletto di camera, il quale, secondo lor modo, era detto in tale officio il Sergente, conoscendo come soventi fiate, appresso che il Soldano avea giucato agli scacchi, egli s’andava a stendere sur una stuoia che era al piè del suo letto, tanto si procacciò destramente che la invelenì tutta di tossico. Ora avvenne che il Soldano tutto scalzato si mise su quella stuoia attossicata, e stornossi sovr’una scalfittura malignosa ch’egli avea ad una gamba, e incontanente il veleno gli entrò pel mal scalfitto nel corpo talmente ch’egli divenne tutto attrappito di quel lato del corpo a cui era la gamba offesa, e quando finalmente il veleno lo punse al cuore egli era ben istato duo dì senza bere, senza mangiare e senza dir motto. E per tal modo il Soldano di Hamano dimorò in pace, e bisognò che il malescio Soldano di Babilonia fusse ammenato per sue genti in Egitto.