La scienza nuova seconda/Libro secondo/Sezione decima/Capitolo primo

Sezione decima - Capitolo primo - Della cronologia poetica

../ ../Capitolo secondo IncludiIntestazione 23 gennaio 2022 75% Da definire

Libro secondo - Sezione decima Libro secondo - Capitolo secondo
[p. 357 modifica]

[CAPITOLO PRIMO]

della cronologia poetica

732In conformitá di cotal astronomia diedero i poeti teologi gl’incominciamenti alla cronologia. Perché quel Saturno, che da’ latini fu detto a «satis», da’ seminati, e fu da’ greci detto Χρόνος (appo i quali χρόνος significa il tempo), ci dá ad intendere che le prime nazioni (le quali furono tutte di contadini) incominciarono a noverare gli anni con le raccolte ch’essi facevano del frumento (ch’è l’unica o almeno la maggior cosa per la quale i contadini travagliano tutto l’anno), e, prima mutole, dovettero, o con tante spighe o pure tanti fili di paglia, far tanti atti di mietere quanti anni volevan essi significare. Onde sono appo Virgilio (dottissimo quant’altri mai dell’eroiche antichitá) prima quell’espressione infelice e, con somma arte d’imitazione, infelicemente contorta, per ispiegare l’infelicitá de’ primi tempi a spiegarsi:

Post aliquot mea regna videns mirabor aristas,

per dire «post aliquot annos» poi quella, con alquanto di maggior spiegatezza:

Tertia messis erat.

[p. 358 modifica] Siccome fin oggi i contadini toscani, in una nazione la piú riputata in pregio di favellare che sia in tutta Italia, invece di dire «tre anni», per esemplo, dicono «abbiamo tre volte mietuto». E i romani conservarono questa storia eroica, che si ragiona qui, dell’anno poetico che significavasi con le messi, i quali la cura dell’abbondanza principalmente del grano dissero «annona».

733Quindi Ercole fucci narrato fondatore dell’olimpiadi, celebre epoca de’ tempi appo i greci (da’ quali abbiamo tutto ciò ch’abbiamo dell’antichitá gentilesche), perch’egli diede il fuoco alle selve per ridurle a terreni da semina, onde furon raccolte le messi, con le quali dapprima si numeravano gli anni. E tali giuochi dovetter incominciar da’ nemei, per festeggiare la vittoria che riportò del lione nemeo vomitante fuoco, che noi sopra abbiamo interpetrato il gran bosco della terra, al qual, appreso con l’idea d’un animale fortissimo (tanta fatiga vi bisognò per domarla!), diedero nome di «lione». Il quale poi passò al piú forte degli animali, siccome sopra si è ragionato ne’ Principi dell’armi gentilizie; ed al Lione fu dagli astronomi assegnata nel zodiaco una casa, attaccata a quella d’Astrea, coronata di spighe. Questa è la cagione onde nei circi si vedevano spessi simulacri di lioni, simulacri del sole; si vedevano le mete con in cima le uova, che dovetter esser dapprima mete di grano, e i luci, ovvero gli occhi sboscati, che sopra si ragionarono de’ giganti. Dove poi gli astronomi ficcarono la significazione della figura ellittica, che descrive in un anno il sole, col cammino che fa per l’eclittica; la quale significazione sarebbe stata piú acconcia a Maneto di dar all’uovo che porta in bocca lo Cnefo, che quella che significasse la generazione dell’universo.

734Però con la teogonia naturale sopra qui ragionata si determina da noi la scorsa de’ tempi, ne’ quali, all’occasioni di certe prime necessitá o utilitá del gener umano, che dappertutto incominciò dalle religioni (la quale scorsa è l’etá degli dèi), ella deve almeno aver durato novecento anni da che tralle nazioni gentili incominciarono i Giovi, o sia dal tempo che ’ncominciò a fulminar il cielo dopo l’universale diluvio. E i dodici dèi [p. 359 modifica] maggiori, incominciando da Giove, dentro questa scorsa a’ loro tempi fantasticati, si pongano per dodici minute epoche, da ridurvi a certezza de’ tempi la storia poetica. Come, per cagion d’esempio, Deucalione, che dalla storia favolosa si narra immediatamente dopo il diluvio e i giganti, che fonda con la sua moglie Pirra le famiglie per mezzo del matrimonio, sia egli nato nelle fantasie greche nell’epoca di Giunone, dea delle nozze solenni. Elleno, che fonda la greca lingua e, per tre suoi figliuoli, la ripartisce in tre dialetti, nacque nell’epoca d’Apollo, dio del canto, dal cui tempo dovette incominciare la favella poetica in versi. Ercole, che fa la maggior fatiga d’uccider l’idra o ’l lione nemeo (o sia di ridurre la terra a campi da semina), e ne riporta da Esperia le poma d’oro (le messi, ch’è impresa degna di storia; non gli aranci di Portogallo, fatto degno di parasito), si distinse nell’epoca di Saturno, dio de’ seminati. Cosí Perseo dee essersi fatto chiaro nell’epoca di Minerva, o sia degli giá nati imperi civili, poic’ha caricato lo scudo del teschio di Medusa, ch’è lo scudo d’essa Minerva. E deve, per finirla, Orfeo esser nato dopo l’epoca di Mercurio, che, col cantar alle fiere greche la forza degli dèi negli auspici, de’ quali avevano la scienza gli eroi, ristabilisce le nazioni greche eroiche ed al «tempo eroico» ne diede il vocabolo, perché in tal tempo avvennero siffatt’eroiche contese. Onde con Orfeo fioriscono Lino, Anfione, Museo ed altri poeti eroi; de’ quali Anfione, de’ sassi (come restonne a’ latini «lapis» per dir «balordo»: degli scempi plebei), innalza le mura di Tebe dopo trecento anni ch’avevala Cadmo fondata; appunto come da un trecento anni dopo la fondazione di Roma egli avvenne che Appio, nipote del decemviro, come altra volta sopra abbiam detto, la plebe romana, che «agitabat connubia more ferarum» (che sono le fiere d’Orfeo), cantandole la forza degli dèi negli auspíci (de’ quali avevano la scienza i nobili), riduce in ufizio, e ferma lo Stato romano eroico.

735Oltracciò, qui si deon avvertire quattro spezie d’anacronismi, contenute sotto il genere, ch’ogniun sa, di tempi prevertiti e posposti. La prima è di tempi vuoti di fatti [p. 360 modifica] de’ quali debbon esser ripieni; come l’etá degli dèi, nella quale abbiamo truovato quasi tutte l’origini delle cose umane civili, e al dottissimo Varrone corre per «tempo oscuro». La seconda è di tempi pieni di fatti de’ quali debbon esser vuoti; come l’etá degli eroi, che corre per dugento anni, e, sulla falsa oppenione che le favole fussero state ritruovati di getto de’ poeti eroici, e sopra tutti di Omero, s’empie di tutt’i fatti dell’etá degli dèi, i quali da questa in quella si devono rovesciare. La terza è di tempi uniti che si devon dividere, acciocché nella vita d’un solo Orfeo la Grecia da fiere bestie non sia portata al lustro della guerra troiana; ch’era quel gran mostro di cronologia che facemmo vedere nell’Annotazioni alla Tavola cronologica. La quarta ed ultima è di tempi divisi che debbon esser uniti; come le colonie greche menate in Sicilia ed in Italia piú di trecento anni dopo gli error degli eroi, le quali vi furono menate con gli errori e per gli errori de’ medesimi eroi.