La regola di san Benedetto/Capitolo 18
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dal latino di Francesco Leopoldo Zelli Jacobuzi (1902)
◄ | Capitolo 17 | Capitolo 19 | ► |
Con qual ordine si debbano dire i detti salmi.
CAP. 18.°
In principio si dica il verso: Deus
in adjutorium meum intende, il
Gloria, e appresso l’Inno di ciascheduna
ora. Poi a Prima della Domenica si
dicano quattro parti del salmo
centesimo decimo ottavo. Nelle altre ore, cioè a Terza, Sesta, e Nona, si dicano
tre altre parti dello stesso salmo
centesimo decimo ottavo. A Prima della
Feria seconda dicansi tre salmi, cioè,
il primo, il secondo e il sesto; e così
ogni giorno, sino alla Domenica,
dicansi a Prima per ordine tre salmi,
sino al decimonono; in modo però che
il nono e il decimosettimo si dividano
in due Gloria; e questo è per
incominciare sempre l’officio di notte nella
Domenica dal vigesimo salmo. A
Terza poi, Sesta e Nona della Feria
seconda, si dicano le rimanenti nove
parli del salmo centesimo decimo
ottavo, tre per ciascun’ora.
Espletato dunque il salmo centesimo decimo ottavo in due giorni, cioè nella Domenica e nella Feria seconda; nella Feria terza si recitino a tre a tre i nove salmi dal centesimo decimo nono al centesimo vigesimo settimo. I quali salmi si ripetano sempre ogni giorno sino alla Domenica nelle medesime ore, mantenendo ogni di una disposizione uniforme circa gl’inni, le lezioni, e i versi; in modo che la Domenica si ricomìnci sempre dal centesimo decimo ottavo.
Il Vespro poi si canti ogni giorno con la recitazione di quattro salmi. I quali s’incomincino dal centesimo nono, sino al centesimo quarantasettesimo; eccetto i salmi che sono presi per recitarsi nelle altre ore; cioè dal centesimo decimo settimo sino al centesimo vigesimo settimo, eccetto anche il centesimo trigesimo terzo, e il centesimo quarantesimo secondo. Tutti gli altri si dicano a Vespro. E siccome mancano tre salmi, perciò si dividano i più lunghi tra essi; cioè il centesimo trigesimo ottavo, il centesimo quadragesimo terzo, e il centesimo quadragesimo quarto. Ma il centesimo decimo sesto, perchè è breve, si unisca col centesimo decimo quinto. Esposto pertanto l’ordine dei salmi del vespro, nel resto, cioè lezioni, responsorii, inni o cantici, si faccia tutto come di sopra è detto. A Compieta finalmente si ripetano ogni giorno gli stessi salmi, cioè il quarto, il nonagesimo, e centotrentesimo terzo.
Spiegato l’ordine della salmodia diurna, tutti i rimanenti salmi si distribuiscano egualmente per la veglia di sette notti, dividendo al solito quelli che fossero troppo lunghi: e così si assegnino dodici salmi per notte. Intorno a ciò particolarmente si avverta, che se questa distribuzione di salmi non tornasse bene, si stabilisca altrimenti, se meglio sarà giudicato; purché in ogni modo si abbia riguardo a ciò, che in ogni settimana si reciti il Salterio di cento cinquanta salmi, e nell’officio di notte della Domenica si rincominci da capo. Perciocché troppo pigri si dimostrano al divino servizio quei monaci, che nel corso della settimana recitano meno di tutto il Salterio, oltre i soliti cantici; quando leggiamo che i Santi Padri compievano in un giorno francamente quello che noi tiepidi (lo faccia il cielo) adempiamo in una intiera settimana.