La navigazione di San Brandano/XXXII

Capitolo XXXII

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Anonimo - La navigazione di San Brandano (X secolo)
Traduzione dal latino di Anonimo (XV secolo)
Capitolo XXXII
XXXI XXXIII
COME SAN BRANDANO CO’ SUOI FRATI
TRUOVANO LA TERRA DI PROMISSIONE DE’ SANTI
E ’L PARADISO DELLE DELIZIE


E avendo compiuto lo lodo di Dio e’ dismontano tutti in terra di nave, incontanente e’ viddono quella terra più preziosa che tutte l’altre terre pe lla sua bellezza e pe lle maravigliose e graziose cose e dilettevole che v’erano dentro sì come di belli e chiari e preziosi fiumi co lle sue acque molto dolcissime e fresche e soave, ed eravi alberi di molte maniere tutti preziosi di preziosi frutti, e assai eravi rose e gigli e fiori e viole e erbe e ogni cosa odorifera e [per]fette in sua bontà. Ed eravi uccelletti cantatori d’ogni dilettevole natura e tutti cantavano ordinatamente dolcissimo e soave canto: ben pareva veramente tempo dilettevole a modo di dolce primavera. Ed eravi le strade e lle vie tutte lavorate d’ogni natura, pietre preziose, ed eravi tanto bene che molto rallegrava lo cuore di tutti quelli che lla vedeva co lli occhi, ed eravi bestie dimestiche e salvatiche d’ogni maniera, andavano e stavano a lloro piacere e volontà, e tutte stavano insieme dimesticamente sanza volersi fare niuno male o alcuna noia l’una all’altro; ed eravi uccelli per questo modo e stavano insieme somigliantemente. Ed eravi vigne e pergole sempre ben fornite di preziose uve che lla sua bontà e bellezza avanza tutte l’altre.

E veggendo eglino queste cose e dell’altre assai che noi non abbiamo detto, noi non ci ricordavamo del mondo né del nostro munistero né di niuna cosa che ci fosse mai incontrato, né fame né sete né sonno mai nonn-avemo, mai non v’era né notte né nugoli né cosa che mai rincrescesse, ogni piacere che a nnoi dilettava tutti gli abbiavamo a compimento per quelli quaranta dì che noi stemmo. E andando San Brandano di qua e di là egli domanda che è cciò che in questo luogo à tante cose così belle e di così gran virtù e bontà e bellezza. Lo procuratore rispuose così: "E la cagione di ciò si è questa: lo nostro signore Iddio nel cominciamento del mondo creò questo luogo e fecelo nel più alto luogo del mondo, e pe lla sua altezza non venn[e su] qua l’acqua del diluvio, e di ciò ne fe una ricordanza David profeta in un salmo che diss[e]: Qui confidunt in Domino sicut mons Syon: non [commovebitur] in eternum qui habitat Ierusalem, montes in circuitu [eius et Dominus in circuitu] populi sui. L’altra ragione si è questa: quella ruota de[l ci]elo e delle stelle sì ssi volgono più dirittamente sopra questo luogo che ssopra niuno degli altri luoghi perché v’è l’aura più diri[t]ta e le s[te]lle e i pianeti si volgono dirittamente per ogni tempo di sopra, e maggiore la sua virtù e per ciò e’ ne viene, onde nonn-è per niuno tempo niuna tenebria e ogni raggio di sole è diritto qui e delle stelle e degli altri pianeti, e giugnesi per [v]irtù lo mondo di sotto con quello di sopra per queste cagioni, sì v’è cotali cose e cotante. Qua nonn-è niuna persona che commetta niuno peccato mortale né veniale né faccia cosa che non debbia".

E andando così parlando insieme tutti quanti di queste cose maravigliose le quali noi vediamo e che talvolta vediamo la terra tutta colorita come azurro fine e talora la vediamo lucente come oro fine e talvolta pareva bianchissima e talvolta vermiglia e altri colori assai proprii; e ivi uva [in] gran quantità e di molte ragioni, l’una buona, l’altra migliore e di più colori, altri aveva le granella ritonde e grosse e ben piene di dolcissimo vino, l’altra uva aveva lo granello lungo e bello, e somigli[ava a] vino. Queste cose e dell’altre assai vedemmo tutte dilettevole e piacevole a l’occhio dell’uomo tanto che troppo sarebbe lungo a dire e duro [a] credere. Iddio ne sia testimonio che sa tutte le cose di questo mondo.