La miseria di Napoli/Parte IV - Ancora dei Rimedii/Capitolo VII. I Bastimenti-Scuola

Parte IV - Ancora dei Rimedii - Capitolo VII. I Bastimenti-Scuola

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CAPITOLO SETTIMO.

I Bastimenti-Scuola.


Varia molto l’opinione intorno al miglior sistema di educare i figli dei poveri, ma tutte s’accordano nell’ammettere che questi Bastimenti-Scuola sono di un’utilità incontrastabile e che quanto più si può moltiplicarli, tanto più si diminuisce il numero dei poveri, e si accresce il servizio effettivo della Marina nazionale.

L’Italia ha molte scuole, è vero; ma i fanciulli sporchi, ignudi, scalzi, di cui io parlo, quand’anche ottengano di entrare in queste scuole, sono affamati e quasi tutti malati: e quando nel giorno hanno appreso a leggere e scrivere, tornano al loro covile, ove, se non sono mandati fuori a rubare la cena, veggono tali cose, odono tali massime, e vivono in mezzo a tali esempi, da disperare che divengano cittadini onesti e morali. Molti di essi frequentano ben altra scuola, quella dei maestri borsaiuoli, ove sopra un fantoccio coperto di campanelli apprendono a rubare il fazzoletto, la catena, la borsa, l’orologio. Quando acquistano tanta destrezza da estrarre l’oggetto senza far suonare un solo campanello, ricevono la patente, ed è loro permesso di portare la preda ai maestri, in altre parole ai camorristi. [p. 257 modifica]

E se la Polizia li trova, esercitando il mestiere, li mena alle Carceri giudiziarie, ed è proprio a queste carceri che vorrei si guardasse. Dite dunque che il Ministro dell’Interno, il superstite del Pisacane, il ferito di Sapri, il galeotto di Favignana, il quale di carceri napoletane deve saperne un tantino, mandi un patriotta che s’intenda di economia pubblica, abbia occhio scrutatore, facilità nella diagnosi, esperienza dei mezzi terapeutici, a fare degli studii in questi luoghi, ove il reo o supposto reo si ferma a mezza via, fra il reato commesso e la pena che deve espiare.

Se la scelta cade su uno, che ha visitato le carceri nel 1860, egli rimarrà maravigliato del miglioramento materiale, della pulizia, del vitto, della disciplina, della nessuna sevizia permessa contro i carcerati, della prontezza con cui una petizione o protesta è trasmessa ai superiori, e applaudirà certamente al rigoroso sequestro dei camorristi, per quanto sono conosciuti. Dirà di certo che il reo è assai meglio vestito, nutrito, albergato, del povero onesto e laborioso: nè si meraviglierà che centinaia di mendicanti commettano qualche «piccola mancanza» per esservi rinchiusi.

Ma se davvero lo scrutatore s’intende di economia pubblica, sarà dolorosamente colpito in tutte le prigioni, e specialmente alla Concordia, nel vedere ragazzi da nove anni in su, arrestati o come vagabondi, o per furto o rissa, e fin per omicidio, giudicali e giudicabili, rinchiusi insieme negli stanzoni, oziosi o tutto al più facendo filacce, ciò che non [p. 258 modifica]impedisce che i corrotti corrompano gl’innocenti, e che tutti, scambiando le nozioni del mio e del tuo succhiate nei rispettivi covili, non tramino insidie, non si perfezionino nel delitto: così pervertendo «le forze delle menti associate.»

Della popolazione media delle Carceri giudiziarie in Italia, che somma a 43,944, il Napoletano fornisce 17,402! In questa Provincia la proporzione per 10,000 sulla popolazione libera è di 109; mentre le Romane, che vengono in seconda riga, non giungono che a 88.

Non troviamo distinta l’età per le varie Provincie. Il totale dei maschi al di sotto di 16 anni saliva a 2453, e secondo il Curzio, quelli al di sotto di 21 anno toccano la cifra di 9993 in tutto il Regno, eccettuata la Venezia.

Ma passando alla categoria dei minorenni, pei quali l’Autorità giudiziaria o amministrativa ha autorizzato il ricovero forzato, troviamo che dei 1844 rinchiusi in una Casa di custodia o in un Reclusorio, 528 appartengono alle Provincie Napoletane. Di questi, 206 hanno meno di 10 anni, 237 meno di 14,90 meno di 18 anni.

Negli Istituti Pii di ricovero o Reclusorii del Regno, la popolazione media è di 3371, ivi rinchiusi per sentenza od ordinanza di Autorità competente, inviativi per correzione paterna, o provenienti da altri Istituti e Case di custodia, da Carceri giudiziarie, evasi ricuperati, ec.

Qui, come nelle Case di custodia, il costo individuale giornaliero è in media di 80 centesimi.

A Napoli la Casa di custodia è un vero [p. 259 modifica]Reclusorio, e precisamente qui si vede l’indole docile, l’intelligenza svegliata, la volontà di lavorare del fanciullo napoletano. Io mi meravigliai nel vedere il lavoro fatto da piccoli fabbri-ferrai, e ottonai, e fabbricanti di organi, ed a sentire la banda musicale, e notai che l’abbrutimento, il vizio, la paura e la sfacciataggine che si vedevano sulle fisonomie dei ragazzi nelle Carceri giudiziarie, erano già scomparsi. Osservando le infrazioni disciplinari, non vi si legge un sol «rifiuto al lavoro,» non un sol «tentativo di fuga.» Si può avere la speranza che molti di questi, uscendo, diverranno cittadini onesti e laboriosi padri di famiglia.

Ma intanto per necessità rinchiusi, la loro salute non ne guadagna. Quegli esseri, già indeboliti dal cattivo e insufficiente cibo, dall’aria infetta e dalle malattie ereditarie, che il vizio e la miseria trasmettono di generazione in generazione, abbisognano di molo, di luce, di sole, di aria viva. E poi uscendo ameranno; e alla donna che domanderanno in sposa, dovranno dire: «Bada che fui reo e ho passato la mia gioventù in una Casa di custodia.»

E poi — sono già costati all’Erario una somma enorme. Su i 20 e più milioni che il sistema carcerario costa allo Stato, i minorenni figurano per almeno tre milioni.

L’impedire, il prevenire il male, reputasi certamente più savio che il rimediarvi, quando per negligenza esso è già avvenuto. E qui, intanto che il Ministro dell’Interno prende i provvedimenti per l’avvenire, mandando uomini atti allo scopo — il [p. 260 modifica]Ministro di Marina può cominciare immediatamente il lavoro preventivo.

Egli trova invenduti e invendibili i bastimenti, di cui il suo predecessore ottenne la condanna per volo della Camera, voto determinato forse dall’assenso del Garibaldi. — E mentre gli avversarii di lui lo biasimano per ciò, essendo rimasti invenduti, noi ravvisiamo in tale fatto la sua maggiore giustificazione, perchè i bastimenti che nessuno vuole non possono essere adattati alla Marina italiana. — Ma se, invece di distruggerli per prezzo di materiale, il Ministro di Marina proponesse alla Camera di assegnarne uno ad ogni Porto italiano, e almeno due a Napoli come scuola di mozzi, Training Ships, essi diverrebbero di altrettanta utilità a difesa della patria, quanto il Duilio, corazzata a torri, e costrutta interamente di ferro e di acciaio.

L’Italia parmi l’unica nazione al mondo che possa nel tempo futuro rivaleggiare con «la Regina del Mare,» e che oggi possa adunque prendere dall’Inghilterra stessa esempio e modello.

I fanciulli, quivi educati per mozzi a bordo dei bastimenti, sono orfani, miseri, derelitti, raccolti prima che siano divenuti rei, e tale n’è la riuscita, che tutti i capitani fanno ricerca di questi mozzi e a 16 anni li pagano come uomini. Uno degl’Ispettori dei Training Ships Chichester e Arethusa, ove erano allevati 400 mozzi, scrive che in un anno ogni ragazzo in media avea guadagnato 7 chilogrammi in peso, 15 centimetri in altezza e 20 centimetri in larghezza di petto. Si calcola che ogni ragazzo in Inghilterra [p. 261 modifica]costa 500 lire all’anno, mentre in Italia ne costa appena 300.

Quando in gennaio due di questi bastimenti presero fuoco, il Goliath e il Warspite (quest’ultimo durante la notte), fu tale la disciplina, il coraggio e il sangue freddo dei piccirilli, che non s’udì un grido di sgomento; i battelli di salvazione furono calati, e, o in questi o nuotando come pesci, i grandicelli aiutando i più piccoli, tutti o quasi tutti si salvarono, e il paese, fiero, colpito da ammirazione per tale nobile condotta, presto rifece i danni per sottoscrizione privata.

Ora supponiamo che a Napoli si comincino a raccogliere 400 bambini dai quartieri di Porto, Mercato, Pendino, Montecalvario — dai nove ai sedici anni; che si prendano i marinai, i quali hanno diritto alla pensione, per educarli al mare; i maestri, destinati alle Scuole comunali, per l’istruzione elementare — in cinque anni saranno certamente 400 di meno che presenterannosi alla porta delle carceri; 400 di più che faranno suonare alto il nome d’Italia sul bastimento mercantile, e anche della Real Marina.

Nè ci si obbietti la spesa dell’impianto. Parlasi di più di 103 milioni per nuove carceri: che si spenda qualche danaro ad adattare i vecchi bastimenti a scuole di mozzi, e poi, quando venga quel giorno, in cui il Ministero metta veramente mano all’amministrazione delle opere pie di Napoli, esso troverà cespiti di rendita destinati alla educazione di fanciulli poveri, cespiti ora traviati affatto dal loro scopo.