Er confessore de manica larga

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Er confessore de manica larga Intestazione 26 giugno 2024 75% Da definire

Er corpo aritrovato La madre canibbola
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER CONFESSORE DE MANICA LARGA.[1]

     Doppo morta mi’ madre, io da zitella
Fascevo le mi’ sante devozzione[2]
Da un certo padre Bbiascio[3] bbennardone,[4]
Che mm’annava[5] inzeggnanno[6] st’istoriella.

     Me disceva accusì: “Ffijja mia bbella,
Trall’opere cattive e cquelle bbone
Bbisoggna abbadà bbene all’intenzione,
Pe’ nnun confonne[7] mai questa co’ quella.

     Ecco, pe’ ssemprigrazzia,[8] io te do un bascio.
Si[9] ttu lo pijji per offenne[10] Iddio,
Questo, fijja, è peccato; e vvacce adascio.[11]

     Ma ssi ttu nner pijjatte[12] er bascio mio
Vòi[13] dà ggusto ar Ziggnore e ar Padre Bbiascio,
Pijjelo,[14] fijja, e ffa’ ccome facc’io.„

1 novembre 1833.

Note

  1. Ciò vuol dire “indulgente„; ma qui è un quietista.
  2. Fare le divozioni, vale: “accostarsi alla penitenza e all’eucaristia.„
  3. Biagio.
  4. Bernardone, di S. Bernardo.
  5. Mi andava.
  6. Insegnando.
  7. Per non confondere.
  8. Exempli-gratia.
  9. Se.
  10. Offendere.
  11. Vacci adagio.
  12. Nel pigliarti.
  13. [Vuoi: hai intenzione di.]
  14. Piglialo.