La liberazione di S. Pietro

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Poemetti Letteratura La liberazione di S. Pietro Intestazione 29 ottobre 2023 75% Da definire

La Disfida di Golia Il Leone di David
Questo testo fa parte della raccolta Poemetti di Gabriello Chiabrera

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II

LA LIBERAZIONE DI S. PIETRO.

     Come in Gerusalem forza celeste
Togliesse Pietro al dispietato Erode
Or canterò: tu su dal ciel mi spira,
Inclita Musa, e le mie voci illustra;
5Posciachè pronto a lusingar gli Ebrei
Jacopo spense, e delle belle vene
Macchiò sua spada il dispietato Erode,
Qual Libico leon, che infra gli armenti
Tingendo l’orrida unghia il cor non placa,
10Ma furor cresce, ei d’altro sangue ingordo,
Pietro serbava a più crudel percossa.
Già dentro orribil carcere rinchiusa
Tenea tra ferri in mezzo d’armi ingiuste
Del giusto vecchiarel l’alma innocenza:
15Ma del suo scampo in su gli eterei regni,
E della sua salute obblío non giunse,
E nell’alta virtù, che in terra nome
Ha Providenza: Ella guardando il risco
Dell’uomo afflitto, al Creator sen corse.
20Tempio è nel ciel sopra le stelle eccelse,
D’oro cosperso, e di zaffiri eterni,
E d’eterni diamanti, onde si spande
Per la Corte stellante un mar di lampi:
Sede fulgida immensa; indi sublime
25Sedendo il sommo Correttor del mondo,
Guarda l’Olimpo, e delle fiamme i campi,
E la sonante regïon de’ nembi,
E l’ampia terra, e l’Oceán fremente
Ed indi irato con la destra avventa
30Onnipotente i fulmini tremendi;
Onde con vasti turbini conturba
I monti e l’onde e le colonne scuote
Dell’universo. Or da sì nobil sede
Il Motor sempiterno delle stelle
35Volgeva l’infallibile pensiero,
E del Giordano e del Sïon a’ lidi:
Quando a’ beati piè l’inclita Donna
Giunse pensosa, ed al Signor s’inchina,
Indi favella: O dell’eterno Impero
40Eterno Re, che con la destra eterna
Tutto sostieni l’universo immenso;
Già tu meco benigno a narrar presa
Futura istoria, e de’ celesti annali
Lungo tenor su’ tuoi Campion sublimi,
45Motto non solei far, che Pietro in terra
Tinger dovesse di Giudea l’arena;
Bensì dicevi tu, che infra rie selci,
Arme d’Inferno, e dentro un mar di sangue
Stefano su nel ciel verria primiero;
50E che altrui secondando il fier Tiranno
Asta feroce vibrerebbe, e spento
Jacopo altrui rallegrerebbe il guardo;
Ma non Gerusalem di Pier superba
Vedria la morte; or come adunque avvinto
55Sta fra catene? e minacciato attende
Là giù l’ultima piaga in man d’Erode?
Ciò paventando di mortale affanno
Stanno i compagni suoi tutti ingombrati,
E tu n’ascolti ognor dal cor profondo
60Fervidi prieghi, e loro scorgi in pianto
Le ciglia, il volto e l’amoroso seno.
Così parlava umíl l’inclita Donna,
A cui rispose il Creator eterno:
Sgombra dal cor la tema; indarno Erode
65Di Pier s’è dato a procurar lo strazio,
Che io ne ’l difendo: ei fra dolori immensi
Fetida carne lascerà le membra,
Pria che l’alma di Pietro a noi ritorni;
E quei gravosi ferri, onde ha costrette
70Le mani e i piè dell’innocente, ancora
Giù nel mondo saran sacra memoria.
Tempo verrà, che in venerabil Tempio
Farassi sopra altar pompa sacrata
Del nobil ferro, e da lontano infermi
75A lui verran per acquistar salute,
Di cotanta virtù son per degnarlo:
Ma Pier disciolto alla Giudea sue note
Farà sentire, e nella Siria al fine
Fermerà sull’Oronte altera sede;
80Indi ei rivolgerà forte le piante
Inverso il Tebro, e quella orribil gente
Ne fia pensosa; e scuoteransi l’alme
Al feroce tonar della sua voce.
I colli eccelsi, e quel cotanto in terra
85Tarpeo superbo, e le dorate mura,
Che degl’idoli il nome han scritto in fronte,
Mal sosterran d’un Pescator l’assalto;
Ma fuggendo il furor d’orribile ira
Aspro Tiranno a lui torrà la vita.
90Ma del vecchio diletto anco la morte
Fia venerata, e dove a morte ei giunse

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Tempio a lui s’ergerà fino alle nubi:
A lui non pur divota Italia, e Roma
Vêr me conversa, ma l’Esperia terra,
95Ma là ’ve Borea il cielo empie di ghiaccio,
Ma gl’Indi ardenti infiammeranno incensi:
Anzi trovando calle oltra Occidente
Per mondo ignoto, le provincie ignote
All’alta soglia tributarie andranno:
100Colaggiù volgeransi ambe le chiavi
D’ogni salute, e s’accompagna indarno
Con esso me, s’altri la Sede sprezza,
Che fia nel Vatican per lui fermata.
Così lieto diceva: indi rivolse
105Sotto il ciglio immortale il guardo eterno
Al campo ardente de’ beati spirti:
Milizia eccelsa, che ne’ cenni intenta
Sta del Tonante, e vigilando attende
Pronta agl’incontrastabili comandi;
110O se dall’alto ciel scender convegna
Sull’ima terra, e degli abissi in fondo
Fidi messaggi, o se vestendo l’armi
Arder negli elmi, e negli eterei usberghi,
E forte soggiogar l’inique genti
115Intanto in alma pace alzano canti
Giojosi, e del gran Dio cantano i pregi
Fra schiere alterne: alto risuona intorno
Delle celesti piagge il bel sereno,
E gli aurei cerchi delle stelle, ed alto
120Scosso rimbomba il luminoso Olimpo.
Tra questi immensi eserciti superni
A sè Dio chiama il buon Michele, e dice:
Fedel ministro, e dell’eterea corte,
Così già volli, non ignobil parte,
125Scendi là ’ve tra ferri in cieco orrore
Pietro è rinchiuso, e pria che sorga il giorno
Per te disciolto ei si ritorni a’ suoi.
Tacquesi a tanto, e ’l buon Michele adombra
Gli omeri eterni di veloci piume,
130E per lo mezzo delle fiamme erranti
Luminoso trasvola, indi rischiara
D’almo splendor le tenebrose nubi.
Come se schifo di poggiar sublime,
Ver l’onda di Caïstro il corso inchina
135Candido cigno, ora battendo alterna
L’ali di neve, ora adeguando il volo,
Fende la vana regïon dell’aure,
E dal ciel rapidissimo si piomba;
Così veloce il messaggier divino
140Entro l’aereo pelago sen varca:
E già dall’Oceán, bruna le piume,
Uscìa la notte ad offuscare il mondo,
Quando Michel Gerusalem rimira:
Allor misura il volo, e poichè folta
145Dal mezzo del cammin distende l’ombra,
Ei giù volando alla prigion discende,
E luminoso vi trapassa: avvolti
In forte sonno i fier custodi allora
Giacean distesi, e per le nari sparso
150Sonar s’udiva il faticato spirto:
Ne men dalla stagione, e dal rio peso
Vinto de’ ferri il prigionier beato
Chiudea le ciglia, e tranquillava il core;
Ma con la destra man ’ alto Messaggio
155Gli scuote il fianco, ed a quel sonno il toglie,
E poi dice vêr lui Sorgi veloce.
A questi detti dalle man di Pietro
Caddero i ferri, e l’Angelo soggiunse:
Succingi rattamente il fianco, e vesti
160L’ignude piante; e Pier non ode indarno:
Al fin disse Michel: piglia tuo manto,
E vienne meco. Ed egli allora il segue:
Sì dietro l’orme Angeliche sicuro
De’ custodi primier varca fra l’armi,
165E de’ secondi, ed alla porta aggiunge,
Che d’alto ferro la città difende:
Ella al passar di lor ratto s’aperse,
Ed essi entraro, e poichè spazio alquanto
Michel di via col prigionier trascorse,
170Ritornandosi al ciel subito sparve.
Ma Pietro inverso Dio leva le palme,
E con fervido cor seco ragiona:
Or sì conosco io ben, che dalle stelle
Angelo venne a liberarmi, e vano
175Lascionne in terra il rio furor d’Erode.
Così dicendo per la notte oscura
Alla magion de’ suoi lieto ritorna.