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XXXV XXXVII

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XXXVI. — Ma in questa parte dice lo conto che molto si meravigliano li cavalieri perché lo re gli avea fatti venire a corte, che non sapeano la cagione. E lo re dappoi che vide li cavalieri e le dame ch’ierano venuti tutti nel palagio, e lo re disse a T.: «Cavaliere, molto mi meraviglio di voi che siete istato in mia corte appresso ad uno anno, né ancora non potti sapere nessuna cosa di vostro convenentre, essendo voi lo fiore deli cavalieri del mondo. E imperciò vi prieco che voi mi dobiate dire lo vostro nome». Ma T. quando intese queste parole fue molto doloroso, perch’egli non vorebe che sue cavallerie si sapessero, e levossi suso e disse al re: «Messer, io vi priego che voi mi perdoniate s’io non vi dico ora il mio nome». E lo re, dappoi che vide che lo cavaliere volea celare suo nome, disse: «E dunque voi prego, cavaliere, che voi dobiate dire a me e a questi cavalieri e ale dame che qui sono assembiate, se voi foste quello cavaliere che vinceste lo torneamento del re di Scozia e che abbatteste lo cavaliere nero che portava le due ispade, lo quale ha nome Pallamides lo miscreduto».