La leggenda di Tristano/XXVIII

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XXVIII. — Ma se alcuno mi domanderae chi è quello cavaliere cole ’nsegne nere e cole due ispade, io diroe ch’egli hae nome Pallamides lo pagano, e perciò portava le due ispade perciò che non iera istato abbattuto da neuno cavaliere. E dappoi che Pallamides fedío nelo torniamento, comincioe ad abattere cavalieri e mettere per terra; e dappoi ch’ebe rotta la lancia, mise mano ala spada e comincioe a dare di grandi colpi, sí che neuno cavaliere non gli potea durare innanzi a lui, e in poca d’ora mise in isconfitta lo re de C. cavalieri con tutta sua compagna e per forza d’arme gli caccioe fuori delo torniamento. Sí che tutta la gente incomincioe a gridare: «Tutto lo torniamento hae vinto lo cavaliere dele ’nsegne nere». Ma lo re di C. cavalieri, dappoi che fue isconfitto, si fece gridare uno altro torniamento da inde ali XX die, e allotta sí si partirono tutti li cavalieri e ognuomo prende suo camino. Ma lo re Languis d’Irlanda si cavalcoe di dietro a Pallamides tanto che l’ebe giunto, e dissegli: «Cavaliere, io t’adimando uno dono». E lo cavaliere rispuose e disse: «Domanda ciò che ti piace». E lo re disse: «Io ti domando che tu debie venire ad albergare con meco». E lo cavaliere rispuose e disse: «Ed io faroe vostra voluntade». E allora cavalcano lo re e T. e Pallamides e tutta la sua compagna. Molto si parla per tutto lo reame d’Irlanda dela prodezza di messer Pallamides. [p. 35 modifica] Ma dappoi che fuerono alo castello deio re Languis, tutti li suoi cavalieri li vegnono innanzi e fecero grande festa. E poi che fuerono nelo palagio e lo re si comanda che incontanente siano messe le tavole, e Pallamides sí si n’andoe a disarmare in una camera. E li baroni d’Irlanda, quando intesero che questo iera lo cavaliere ch’avea vinto lo torneamento, incomincioronlo a servire ed a fargli grande onore. Ma dappoi che fuorono messi a tavola, lo re fece venire Isotta davanti lui, e quando Isotta fue venuta, tanto bella e tanto avenante che neuna altra piú di lei, e lo re comanda ched ella debbia servire ala sua tavola. Pallamides, veggendo la damigella cosí bella, innamorossi di lei. E dappoi che si levarono da tavola, Pallamides si guardava pur la damigella, sí che T. si ne fue aveduto: incomincioe anche a guardare ala damigella, sí che Pallamides conosce bene che T. volea bene a Isotta. Ma T. odia Pallamides di tutto suo cuore e Pallamides innodia lui. Ma Braghina disse a Isotta: «Se tu fossi messa a partito di prendere l’uno di questi due cavalieri, quale prenderesti tu prima, tra lo nostro cavaliere ossia l’altro cavaliere che dicono ch’è cosí prode?». E Isotta disse: «Se lo nostro cavaliere fosse cosí prode d’arme come io credo, vorrei imprima lui; ma s’elli non fosse cosí prode, vorrei anzi l’altro cavaliere». Ma istando in queste parole, Pallamides si domandoe commiato al re, perché lo termine s’aprossimava d’andare alo torniamento, e lo re sí gli diede commiato. E allo matino Pallamides sí si parte dela corte del re e venne quanto puote inverso lo torniamento. E lo re Languis si fae mettere lo bando che tutti li suoi baroni e cavalieri sí si apparechino per andare con lui al torniamento. E lo re disse a T.: «Vuogli tu venire con noi alo torniamento?». E T. disse: «Io non potrei portare arme». Allora gli disse lo re: «E tu rimarai quie». E da ivi a quatro giorni e lo re sí si parte ed egli e’ suoi baroni e i suoi cavalieri, e Isaotta la bionda vae con loro per vedere lo torniamento. E tanto cavalcano per loro giornate che giungono al campo, e trovarono lo re di Scozia da una parte e lo re di C. cavalieri dall’altra parte e coli cavalieri dela [p. 36 modifica] Tavola ritonda; e lo re Languis d’Irlanda cola sua cavalleria [fu] con loro. E la battaglia si è asembiata intra le loro parti, e li cavalieri si cominciano a fedire intra loro ed a venire l’uno inverso l’altro. E lo re Languis d’Irlanda coli cavalieri dela Tavola ritonda e lo re de C. cavalieri con loro si ferino entro la schiera delo re di Scozia e di Pallamides; e incominciarono a fedire dele lance e mettono per terra l’una parte e l’altra e cavagli e cavalieri, e dare grandi colpi e tagliare mani e piedi, e moriano molti cavalieri. E tanto dura la battaglia in tale maniera che dall’una parte e dall’altra muoiono molti cavalieri. Ma molto si portano bene li cavalieri dela Tavola ritonda, sí che bene monstrano loro prodezza. Ma sí come la ventura diviene nele battaglie, che lo piú forte vince e lo piú minipossente perde; [cosí] fa Pallamides, lo quale per sua prodezza fae tanto d’arme che non truova neuno cavaliere che li suoi colpi possa sofferire. E incomincia a cacciare li cavalieri dela Tavola ritonda e delo re Languis d’Irlanda e in poca d’ora li misse in isconfitta. E tutto lo populo incomincia a gridare e a dire: «Al tutto hae vinto lo cavaliere dell’arme nere che porta le due ispade».