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CXXIX CXXXI

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CXXX. — Ma in questa parte dice lo conto, che lo re sí fece mettere bando per tutto lo suo reame che tutti li suoi baroni e cavalieri sí dovessero andare a corte cole loro dame e damigelle. E quando lo comandamento fue andato, sí come detto èe, e tutti li suoi baroni e cavalieri sí andarono a corte con tutte le loro dame e damigelle, sí come lo re avea comandato. E quando fuorono tutti a corte, e Isotta dele bianci mani sí andò a sedere coll’altre dame. E istando per uno poco, e T. e Ghedin sí andarono nela sala delo palagio. Ma quando egli trovarono cotanta gente istare nelo palagio, cioè nela sala, ed egli incominciaronsi molto a maravigliare. E T. sí domandoe Ghedin e sí gli disse: «Ghedin, sapete voi neuna cosa di questo convenentre?». E Ghedin sí rispuose e disse: «Per mia fé, cavaliere, io non ne so neuna cosa di questa aventura». E a tanto sí andarono intrambodue a sedere cogli [p. 171 modifica] altri cavalieri. Ma tutte le dame e le damigelle si risguardavano a T. e tutte parlavano di lui, dela sua bellezza. Ma quando lo re vide che tutta la gente iera venuta a corte, ed egli sí disse a T.: «Cavaliere, io sí vi priego da parte di tutti i miei baroni e cavalieri e da parte di tutte le dame e le damigelle, le quali sono qui assembiate, che voi sí ne dobiate dire lo vostro nome; e certo voi lo dovete bene fare, quando voi siete pregato da tutte queste dame. E certo noi sí ne siemo molto disiderosi di sapere lo vostro nome, per amore dela prodezza la quale è in voi». E quando T. intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Ree, dacché voi siete desideroso di sapere mio nome, e io sí lo vi diroe, dappoi che vostro comandamento n’avete fatto. Or sappiate che io abo nome T. e lo re Meliadus di Leonois sí fue mio padre». E quando lo re dela Pititta Brettagna e tutti li suoi baioni e cavalieri intesero sí come questi iera T., lo quale aviano tanto udito ricontare di prodezze e di cavalleria, fuorono tanto allegri che neuno altro piú di loro, e incontanente sí incominciarono a fare molto grande allegrezza. Ond’io voglio che voi sappiate che da indi innanti T. si fue servito di tutto quello che a lui abisognava e fue servito e innorato da tutta gente. Grande fue la gioia e grande fue la festa che queglino dela Pititta Brettagna ne fecero a T., e tutta gente parlava di lui, per la molta prodezza la quale iera in lui e la quale egli avea fatta incontra alo conte d’Agippi, sí come detto èe. Ma tanto dimorarono in cotale maniera, che lo re sí donoe commiato a tutti li suoi baroni e cavalieri ed a tutte le dame e le damigelle. E quando li baroni e li cavalieri ebero lo commiato dalo re, tutti quanti sí si tornarono ali loro alberghi cole loro dame e damigelle, molto allegri e gioiosi di questa aventura.