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170 | la leggenda di tristano |
altri baroni e cavalieri e tutte le dame e le damigelle, e incominciarono a parlare di molte aventure. Ma Ghedin non si
partia da T. in nessuna maniera, ma tutta fiata sí andava co
lui per la sala delo palagio. E tutte le dame e le damigelle
sí riguardavano pur a T. e sí dicevano tutte comunalmente
che «unquamai non fue veduto uno cosí bello cavaliere al
mondo, sí come questi èe, né cosí prode. E certo egli mi
sembra che sia cavaliere di legnaggio». Molto parlano tutte
le dame di questa aventura. Ma tanto dimorarono in cotale
maniera che lo giorno sí trapassoe e la notte sí s’apressimoe.
E quando la notte fue venuta, e lo re sí andoe a posare e T.
e Ghedin altressie e tutti gli altri baroni e cavalieri sí si tornarono a’ loro alberghi e tutte le dame e le damigelle altressie.
Ma dappoi che lo re fue andato a posare, sí come detto èe,
ed eglino sí dormirono infino alo giorno. E quando lo giorno
fue venuto, e lo re sí si levò e andoe nela sala delo palagio.
E istando per uno poco, e tutti li suoi baroni e cavalieri si
vennero a corte, si com’erano usati di fare. E quando fuorono
a corte, e lo re sí incomincioe a parlare coli suoi cavalieri di
molte aventure.
CXXX. — Ma in questa parte dice lo conto, che lo re sí fece mettere bando per tutto lo suo reame che tutti li suoi baroni e cavalieri sí dovessero andare a corte cole loro dame e damigelle. E quando lo comandamento fue andato, sí come detto èe, e tutti li suoi baroni e cavalieri sí andarono a corte con tutte le loro dame e damigelle, sí come lo re avea comandato. E quando fuorono tutti a corte, e Isotta dele bianci mani sí andò a sedere coll’altre dame. E istando per uno poco, e T. e Ghedin sí andarono nela sala delo palagio. Ma quando egli trovarono cotanta gente istare nelo palagio, cioè nela sala, ed egli incominciaronsi molto a maravigliare. E T. sí domandoe Ghedin e sí gli disse: «Ghedin, sapete voi neuna cosa di questo convenentre?». E Ghedin sí rispuose e disse: «Per mia fé, cavaliere, io non ne so neuna cosa di questa aventura». E a tanto sí andarono intrambodue a sedere cogli