La leggenda di Tristano/CXXV
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CXXV. — E a tanto dice lo conto, che quando la battaglia fue ordinata sí come detto è e tutta gente combattea da ogne parte, e uno cavaliere lo quale iera dentro dala cittade, vedendo egli la battaglia d’intorno ala terra da tutte parti, incominciossi molto a dolere di questa aventura. E incontanente sí prese l’arme e montò a cavallo e comandò che la porta fosse aperta, imperciò ch’egli sí volea andare a combattere al campo. E quando gli altri cavalieri intesero queste parole, fuorono molto allegri, imperciò ch’egli sapiano ch’egli era pro cavaliere a dismisura. E quando la porta fue aperta, e lo cavaliere uscío fuori e fece vista di volere combattere. E quando T. vide lo cavaliere lo quale volea combattere, fue molto allegro e disse in fra se istesso: «Per mia fé, questa ben è ora grande aventura, quando la porta dela cittade è aperta in cotale maniera. Ond’io credo che per questo cavaliere noi vinceremo la cittade, se disaventura non ne disturba». Ma istando in cotale maniera, e T. sí imbraccioe lo scudo e prese la lancia e andò inverso lo cavaliere, e lo cavaliere venne inverso T. Ed allora si vegnono a fedire cole lancie abbassate e si f[i]edono degli sproni; e lo cavaliere fedio a T. sopra lo scudo e diedegli sí grande colpo che tutta la lancia si ruppe in pezzi, ned altro male no gli fece. E quando T. ebe ricevuto lo colpo dalo cavaliere, ed egli sí fedío a lui, e diedegli sopra lo scudo sí grande colpo che gli passò Io scudo e l’asbergo e misegli lo ferro dela lancia nele coste del lato sinestro e miselo in terra del cavallo. E appresso sí andoe cola lancia dilungata e intrò dentro dala cittade, e incominciò a combattere molto fortemente incontra li cavalieri dela cittade. Ma tutta fiata non si dilungava da la porta, perché la porta no gli fosse serrata dietro. E tanto combatteo in cotale maniera che mise in sconfitta tutti li cavalieri dela cittade, e tutti incominciarono a fuggire per paura di morire. Sí che T. avea quasi messa in isconfittura tutta la gente dela cittade.