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CXXIII CXXV

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CXXIV. — Ma in questa parte dice lo conto, che dappoi che lo comandamento fue andato, sí come è detto, tutta gente sí s’apparechioe, sí come si convenia. E quando venne alo matino, e tutti li baroni sí incominciarono a prendere l’arme e li cavalieri altressie, con tutta l’altra gente. Ma istando in cotale maniera, e T. si prese l’arme e montoe a distriere e andoe alo paviglione delo ree. E istando in cotale maniera, e tutta gente sí incominciò ad andare alo campo. E quando lo re vide tutta la gente alo campo, incontanente andò alo campo ala sua gente. E quando fue a loro, e lo re e T. sí ordinarono tutte le battaglie, intorno dala cittá. E quando fuorono ordinate tutte le bataglie, e la gente sí incominciarono a combattere la cittade da tutte parti, salvo che da una porta, lá dov’iera T. Ma quando la battaglia fue incominciata da tutte parti, sí come detto èe, tutta la gente dela cittade sí incominciarono a montare su per le mura e combattiano molto fortemente con quegli del campo. Onde la battaglia iera molto forte e dura intra ambodue le parti, sí che molta gente moria e dall’una parte e dall’altra. Ma tutta fiata moria assai piú gente di quegli del campo che di quegli dela cittade. E quando le dame e le damigelle d’Agippi videro lo re e li cavalieri intorno ala cittade, incominciarono forte a piangere ed a fare molto grande lamento. E diciano tutte comunalmente: «Ora vedemo noi bene che lo re dela Pititta Brettagna sí prenderne per forza la cittade d’Agippi. Onde noi siamo tutte morte, sed egli ne prende per forza d’arme, imperciò ched egli non avrá mercede neuna di noi». Ma la gente la quale iera per le mura sí combattiano molto arditamente incontra ali suoi nemici, ma molto menavano grande dolore tutte le dame e le damigelle di questa aventura.