La leggenda di Tristano/CXVIII

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CXVII CXIX

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CXVIII. — A tanto dice lo conto, che quando lo comandamento fue andato per tutte parte, e tutta la gente si andoe in sula piazza incontanente. E quando T. vide che tutta la gente era venuta ala piazza, ed egli si disse: «Re dela Pititta Brettagna e tutti gli altri vostri baroni e cavalieri, voi sapete lo vostro convenentre sí com’egl’è istato, e vedete sí come lo conte d’Agippi ha posto l’asedio d’intorno ala vostra cittade. E acciò sí vi dico che voi sí dobiate fare prendere l’arme a tutta la vostra gente, e farete aprire le porte dela cittade, e io sí voglio uscire fuori tutto solo e sí incomincierò a combattere. E se voi vedete ch’io vinca, e voi sí uscite fuori. E se voi vedete ch’io perda, e voi sí guardate bene la vostra cittade, sí che voi non abiate nessuno damaggio per mia cagione». E quando lo re e tutti li suoi baroni e cavalieri intesero queste parole, fuorono molto allegri e dissero: «Cavaliere, questo faremo noi volontieri». E incontanente si fece armare tutta la sua gente. E quando fuerono tutti armati e fuorono in sula piazza, e lo re sí fece aprire le porte dela cittá. E quando la porta fue aperta e T. sí cavalcò di fuori. E quand’egli fue in sulo ponte lo quale sí era appresso ala porta, ed egli sí puose la lancia in terra e incominciò forte a pensare. E istando in cotale maniera e puose mente e guardoe, ed egli sí vide tutte le battaglie ordinate di fuori dala cittade. E [p. 158 modifica] appresso sí vide tutta la schiera delo conte d’Agippi, la quale sí era appresso di lui. E quand’egli vide queste cose, ed egli sí cominciò forte a sospirare e disse in fra se istesso: «Io non voglio fedire se non in questa ischiera, imperciò che a me sí sembra che [in] questa sí sia lo conte d’Aggippi».