La leggenda di Tristano/CXLVIII

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CXLVII CXLIX

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CXLVIII. — Ma in questa parte dice lo conto, che tanto dimorò T. in cotale maniera, che lo giorno sí fue venuto che T. sí dovea ricogliere ala nave. E quando lo re vide che T. sí volea partire, incontanente sí montò a cavallo con tutti li suoi baroni e cavalieri, e T. montò a cavallo e Ghedin e Governale con lui. Ma quando Isotta vide che T. sí volea partire da lei, incontanente sí l’abraccioe e disse: «T., io vi priego quanto io so e posso che voi dobiate tosto tornare a mee, alo piú tostamente che voi potete». Ed egli sí rispuose e disse: «Dama, questo farò io volontieri». E a tanto sí partio T. a congedo d’Isotta e di tutte l’altre dame e damiscelle, e andoe sua via con Ghedin e montarono a cavallo e andarono alo porto; e quando fuorono alo porto, e T. comandò a Governale ed a Braguina che dovessero montare in su la nave con tutti gli altri iscudieri. E quando Governale intese lo comandamento di T., incontanente sí montò in su la nave. E a tanto T. sí domandoe congedo alo ree; e quando venne alo dipartire, e lo re sí incominciò molto fortemente a piangere. E a tanto T. e Ghedin sí si ricolsero ala nave. E quando fuorono tutti ricolti ala nave, e li mastri marinari sí dirizzarono le vele al vento, e lo tempo hanno buono e lo mare è in grande bonaccia, sí che in poca d’ora fuorono dilungati tanto dala terra che a pena si poteano vedere. E quando lo re vide ched eglino ierano molto infra lo mare, ed egli si si ritornoe con sua gente alo suo palagio, con tutti li suoi baroni e cavalieri. E quando fuorono alo palagio, e lo re ismontoe da cavallo con tutti li suoi baroni e cavalieri e andarono nela sala delo palagio, e quando fuorono nela sala, ed eglino sí incominciarono molto a parlare dela partenza di T.