La leggenda di Tristano/CLXVIII

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CLXVIII. — In questa parte dice lo conto, che quando l’Amorat intese queste parole, fue molto allegro, imperciò ch’egli avea bene intese tutte le cose, che lo cavaliere avea dette. Ma molto si meravigliava com’egli avea posto suo amore [p. 220 modifica] in cosí alta dama, sí com’egli dicea, la quale iera dama dell’altre dame e iera reina dell’altre reine e passava di bellezze tutte l’altre dame. Molto si maravigliava l’Amorat delo cavaliere, che sí altamente iera innamorato. E istando per uno poco, e lo cavaliere sí incomincioe molto ad allegrare ed a fare molto grande allegrezza, e dicea: «Certo io debo essere biasimato di tutto quello ch’io abo detto, quando io mi sono lamentato delo piú dolce amore, che unqua mai fosse al mondo; ch’io dovrei essere allegro piú che neuno cavaliere che sia. quand’io in cosí alta dama abo posto lo mio amore. Onde sed io non dovesse avere da lei giamai neuno altro dono che ella fatto m’abia, io dovrei essere allegro sopra tutti gli altri amanti. Ned io non credo che neuno cavaliere a me si possa appareggiare, d’avere cosí bella dama com’è la mia dama». Molto menava grande allegrezza lo cavaliere di questa aventura. Ma istando per uno poco, ed egli sí gittò uno profondo sospiro di core profondo, e disse: «Ai bella reina Ginevra, come io moro per lo vostro amore!». E quando l’Amorat intese queste parole, incominciossi molto a maravigliare, chi fosse lo cavaliere lo quale avesse posto suo amore in cosí alta dama, sí com’iera la reina Ginevra, la quale Lancialotto amava di tutto suo cuore; imperciò ched egli non credea che neuno altro cavaliere l’amasse, con sappiendo sí come Lansalotto l’amava egli di tutto buono amore. Ma istando per uno poco, e l’Amoratto disse: «Per mia fé, io saproe chi è questo cavaliere, che ama madonna la reina Ginevra, sí com’egli dice». Molto parlava l’Amoratto delo cavaliere.