La leggenda di Tristano/CCXXIX

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CCXXIX. — Quando T. sente che non puote scampare se non poco, allora disse a Dinas: «Manda al re Marco, che venga a me, ché io no li so si mal grado di mia morte, come io soe [a] Andret; e s’elli mi vuole vedere a vita, ora venga a me tostamente, ché io sono presso ala morte». Dinas manda tostamente a re Marco quelle novelle. Quando lo re intende queste cose, elli incomincia a piangere molto duramente e bassa la testa e disse, sí alto che quelli ch’erano quivi lo ’ntesero bene e chiaramente: «Ai lasso, come ho fatto male, come i’ ho morto [lo] caro mio nipote, lo migliore cavaliere del mondo; giá n’è tutta cavallaria unita». Lo re non dimanda dimoramento, anzi monta a cavallo e mena seco cotale compagnia per essere bene sicuro al castello di Dinas.