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CCXVI. — Cosí fu messer Estor innaverato e abattuto come io v’ho contato. Messer T. abateo lo suo compagno molto crudelemente e feceli una grande piaga dal lato sinistro nel costato, e allora ruppe la sua lancia, onde elli avea li tre cavalieri abattuti. Quando lo figliuolo del re di Norgales vidde ch’elli era diliverato messer T. in cotale maniera di tutte le giostre, elli disse alli cavalieri che quello cavaliere che fu abattuto è pro cavaliere; «e lo cavaliere errante, lo quale ha abattuti tre di noi in cotale maniera, bene è pro cavaliere e bene provato. E fu forte quella giostra, onde lo cavaliere strano fu abattuto, bene ardito e pro cavaliere e d’alto affare». «Voi dite veritá» ciò disseno gli altri. E lo cavaliere che Estor avea abattuto, senza dotta, che Erdes era apellato, era buono e franco cavaliere.

Quando Estor fue abattuto, e elli si leva molto iroso e dolente di grande maniera, perciò che si vide a terra e perch’elli si sente innaverato duramente. A tanto venne messer T. dinanzi a lui e menali lo suo cavallo e disse: «Montate [p. 272 modifica] a cavallo» e messer Estor monta a cavallo, e meser T. vidde immantenente come elli era innaverato. «Siri, come vi sentite voi?». «Siri» disse elli, «io mi sento bene, ala Dio mercé, non pertanto che io mi sento uno poco innaverato; e se io potrò, io mene vendicherò ora indiritto, se lo cavaliere che [m’ha] abattuto non rifiuterá la battaglia». «Siri», disse messer T., «non vi corrucciate se’l cavaliere v’ha abattuto, ché in questo giorno avemo avuta tale aventura che a cavaliere non fa piú [bisogno] di combattere, da poi che voi sete innaverato. Ma lassate sopra di me questa vengianza, ché io ve ne vendicherò bene, se io potrò. Ma non per tanto che io vi dico bene ch’è pro cavaliere, né di cavalieri stranieri non vidi, giá è grande tempo, nullo meglio né sí prode uomo, né migliore feridore di lance; ché s’elli l’avesse impreso nella magione del re Artú, non sarebbe migliore feridore. Ora lassate sopra di me questa vengianza; né vederete ch’elli n’ará grande gioia, ché poi che lo cavaliere v’ha abattuto, elli non lasserá questo fatto cosí stare, anzi credo ch’elli m’apellerá di giostra». «Sire» ciò dice Estor «io lo credo veramente».