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CCIX CCXI

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CCX. — Ora dice lo conto, che quando venne l’altro giorno ad ora di prima, e monsignor T. avea molto grande dolore, perché egli non trovava lo cavaliere. E stando per uno poco, dicea: «Per mia fé, io sono messo in aventura per voglia ch’io possa trovare lo cavaliere. Ma io lo giureroe per lo nostro sire, ched io giamai io no mi partiroe di quie, dinfino a tanto ch’io abbia trovato lo cavaliere, lo quale mi diede uno sí grande colpo». Ma istando per uno poco, e T. sí guardoe e vide venire uno cavaliere armato di tutte arme ed iera a cavallo. E quando monsignor T. lo vide, fue molto allegro, e disse a lui: «Cavaliere, tornate a me, che in tale maniera non ne potrete voi andare, che noi non combattiamo insieme; imperciò che voi mi donaste l’altro giorno uno de’ maggiori colpi ch’io ricevesse ala mia vita, e incontanente andaste a vostra via. Ma ora si saprae chi fie buono cavaliere». E quando lo cavaliere intese queste parole, incontanente tornoe inverso monsignor T., e T. montoe a cavallo e alacciossi l’elmo in testa e imbracioe lo scudo e prese la lancia, e andoe inverso lo cavaliere e lo cavaliere inverso di lui, e dirizzonsi le teste deli distrieri e andonsi a ferire cole lancie abbassate. E lo cavaliere ferío a monsignor T. sopra lo scudo, e diedegli sí grande colpo che gli passoe lo scudo, né no gli fece male neuno, e ruppe la lancia. Ma monsignor T. ferío a lui sopra lo scudo, e diedegli sí grande colpo che gli passoe lo scudo e l’asbergo, e misegli lo ferro dela lancia nella spalla sinestra, molto in profondo, e miselo in terra del cavallo; e ritrasse a sé la lancia sanza rompella. Ma io voglio che voi sappiate che se lo colpo fosse fatto piú basso, morto [p. 267 modifica] iera sanza fallo lo cavaliere. Ma dappoi che lo cavaliere fue abbattutto, sí come detto è, ed egli sí si levoe suso alo piú tosto ch’egli potea, sí come cavaliere ch’iera di grande prodezza, e imbraccioe lo scudo e mise mano ala spada, e venne inverso lo cavaliere e disse: «Sire cavaliere, io v’appello ala battaglia dele spade, perché se voi m’avete abattutto, voi non m’avete menato dinfino alla morte. E imperciò noi sí faremo uno assalto o due ale spade, e qui si vedrá chi di noi sará buono cavaliere».