La leggenda di Tristano/CCVI
Questo testo è completo. |
◄ | CCV | CCVII | ► |
CCVI. — In questa parte dice lo conto, che quando lo re Artú intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Gariet, ditemi, se Dio vi salvi, cognoscete voi lo cavaliere?». Ed egli disse: «Certo, re Arturi, io so di quello onde voi parlate e alo maitino vi diroe tutto il convenentre». Ma quando lo re Artú intese queste parole, fue tanto allegro che assai, e disse: «Gariet, io vi comando, per quello che tenuto mi siete, che voi mi dobiate dire lo nome di quello cavaliere lo quale portava quelle arme». E quando Gariet intese questo comandamento, disse: «Re Artú, ora sappiate che quello cavaliere si hae nome monsignor T. e fue figliuolo delo re Meliadus di Leonois, lo quale è lo migliore cavaliere che sia al mondo». E quando lo re intese queste parole, fue molto allegro. E istando per uno poco, disse: «Gariet, io non credo ch’egli fosse T. quegli che portava quella arme ch’io dico, e perciò vorre’ io sappere da voi, perché voi lo conosceste e perché voi sapete suo nome». E Gariet disse: «Re Artú, ora sappiate che lo re siniscalco venne co lui per conoscello, e cavalcando co lui sí lo domandoe chi egli fosse, ed egli sí gli disse sí com’egli era di Cornovaglia. E quando lo re siniscalco intese sí com’egli era di Cornovaglia, fecene molto grande feste, e perch’egli igli donoe la battaglia delo cavaliere che guardava lo ponte». [E tutto gli raccontoe], e in che maniera egli montoe a cavallo alo maitino e in che maniera egli si partio d’ivi ale due vie, e quando combatteo co lui insieme e per quale cagione, e sí com’egli l’abatteo da cavallo. E anche sí gli divisoe sí com’egli volse lo ferro dela lancia dirieto, quando ferio a Garies; e tutta l’aventura gli divisoe, sí come noi detto avemo, e in che maniera andarono ala fontana e seppero suo nome, e sí com’egli andoe a sua via tutto solo, «dappoi ch’egli n’ebe detto suo nome, e non volle che noi gli facessimo compagnia». E tutte cose gli divisoe, sí come lo nostro conto hae divisato: «e imperciò sappiate ch’egli è lo piú pro cavaliere ch’io vedesse [né] unqua [udisse] parlare. E voglio che sappiate ch’egli è molto giovane cavaliere né in tutto giorno egli non farebe parole, se non quando si convenisse. E per questa cagione, ch’io detta v’hoe, noi si sapemo lo suo nome, sí come noi detto v’avemo».