La giunta romana ed il comizio popolare del 22 settembre 1870/Documenti
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(1) Verbale. — A seconda della Notificazione di questa mane, il popolo romano si è riunito alle 3 pom. nell’Anfiteatro Flavio allo scopo di approvare una nota di 44 individui scelti da varii gruppi di onesti cittadini senza riguardo alcuno al loro colore politico, e detta Giunta duratura in officio fino a che con una regolare elezione venisse stabilmente provveduto. In conseguenza di che essendo seduto al seggio Presidenziale il signor Mattia Montecchi assistito dai signori Avvocato Baccelli Augusto, Dottore Regnoti Lieto, Avvocato Reali Francesco, Castellani Alessandro, Avvocato Lattanzi Venceslao, Conte Moroni Pietro, Generale Duca Lante, e finalmente dal Marchese Francesco del Gallo come Segretario. La radunanza si apriva con felici auspici, mentre si contavano oltre dieci mila cittadini.
Verso le ore tre e mezza pom. il Montecchi prendeva la parola; disse quanta fosse la sua gioia nel poter presiedere un Comizio di suoi concittadini, non nascondendo la commozione del suo animo. Ricordò quindi le parole del proclama del general Cadorna, in cui questi riconosceva il diritto ai Romani di scegliere i proprii reggitori. Accenna alla difficoltà di tenere un Comizio regolare, e come varii gruppi di onesti cittadini per lo spazio di 36 ore abbiano travagliato allo scopo che nella Nota, che ora si propone al Comizio, si trovassero tutte le opinioni appartenenti alle diverse frazioni del partito liberale.
Notò l’impossibilità di fare una nomina per schede, e che un altro giorno perduto era il torto di Roma.
Eccitò i cittadini a far tacere le gare di partito, mentre era solo quistione di amministrare provvisoriamente il Comune, occupandosi di preparare le Liste Elettorali ed il Plebiscito.
Avendo quindi accordato la parola al signor Luciani, questi si dilungò troppo dal vero soggetto, e dovè rinunciarla per i segni manifesti della impazienza del pubblico.
Non era intanto difficile lo scorgere come la nota dei 44 individui fosse nell’insieme di pubblica e generale soddisfazione.
Essi vennero letti dal sig. Presidente ed erano i seguenti:
1. Alessandro Castellani
2. Giovanni Costa
3. Vincenzo Rossi
4. Felice Ferri
5. Pietro De Angelis
6. Augusto Silvestrelli
7. Duca D. Michele Caetani
8. Avvocato Alessandro Cavallini
9. Avvocato Filippo Bruni
10. Conte Luigi Amadei
11. Ing. Francesco Armellini
12. Avvocato Luigi Boccafogli
13. Generale Pietro Rosselli
14. Ernesto Ranucci
15. Nino De-Andreis
16. Baldassare de’ Principi Odescalchi
17. Francesco Del Gallo
18. Felice Scifoni
19. Prof. Guido Baccelli
20. Prof. Pietro Rosa
21. Emanuele dei Principi Ruspoli
22. Ignazio dei Principi di Piombinu
23. Gaetano Narducci
24. Achille Mazzoleni Gori
25. Pietro Camporesi
26. Gaetano de Niccolò
27. Dott. Carlo Maggiorani
28. Eugenio Agneni
29. Conte Michele Amedei.
30. Vincenzo Tittoni
31. Avvocato Vincenzo Tancredi
32. Filippo Costa
33. Luigi Simonetti
34. Avvocato Raffaele Marchetti
35. Alessandro Del Grande
36. Principe Francesco Pallavicini
37. Augusto Castellani
38. Duca Sforza Cesarini
39. Avv. Biagio Placidi
40. Avvocato Augusto Baccelli
41. Angelo Tittoni
42. Bosio Sforza Cesarini
43. Eugenio dei Principi Ruspoli
44. Mattia Montecchi
Avendo quindi il signor Presidente invitato il popolo a mostrare la sua approvazione alzando la mano ed il cappello, veniva constatato dall’Ufficio della Presidenza che i suddetti signori alla quasi unanimità riportarono la dovuta approvazione.
Quindi prendeva la parola il sig. Avv. Alessandro Carancini per invitare l’adunanza a mandare una parola di ringraziamento al Re Vittorio Emanuele, al Governo del Re, all’armata italiana, ed un saluto al generale Garibaldi. Il popolo con fragorosi ed unanimi applausi mostrò quanto il Carancini avesse bene interpretato il suo sentimento. Quindi il sig. D’Angelo proponeva all’adunanza d’innalzare un monumento al maggiore Pagliari, ed al luogotenente Valenziani, nostro concittadino nonchè agli altri soldati dell’armata italiana che incontravano la morte sulle nostre mura. Anche questa proposta veniva accolta con non dubbi segni di approvazione.
Il Presidente quindi prendeva atto che si dovesse telegraficamente mandare una parola di ringraziamento al Re Vittorio Emanuele, al Governo del Re, all’armata di terra e di mare, ed un saluto al gen. Garibaldi, ed ai Municipii di Torino, Orvieto e Frosinone. Terminava ringraziando l’adunanza perchè numerosa fosse accorsa ai Comizi, ed invitava tutti a sciogliersi pacificamente.
Ciò aveva luogo verso le ore 5 pom., e quelle schiere numerose si disperdevano tranquillamente nelle vie circostanti.
Dal Campidoglio, li 22 settembre 1870.
L'Ufficio di Presidenza | |
firm. | Alessandro Moroni |
» | Av. Augusto Baccelli |
» | F. Del Gallo |
- (2) Signor Mattia Montecchi,
Roma
Governo gradisce ringraziamenti votati jeri da codesto Comizio popolare al Re, Esercito, Ministri per liberazione Roma e sue Provincie, confida concordia cittadini, indispensabile per affermare e compiere opera iniziata.
Il Presidente del Consiglio |
Per copia conforme |
Caprera, 4 ottobre 1870.
- Caro Montecchi,
Il saluto di Roma è quanto mi poteva giungere di più onorevole e di più grande. Io ne vado superbo; e non dubito che l’Italia con a capo l’Immortale Metropoli, terrà degnamente il suo posto tra le grandi nazioni del mondo.
Lavare però, e subito dal sudiciume pretino Colei che deve servir d’Emporio alla rigenerazione umana.
Un caro saluto ai Romani dal sempre
Vostro |
(3) Protesta. — I sottoscritti come componenti la Presidenza della Giunta provvisoria amministrativa di Roma, hanno dichiarato come appresso.
Ritenuto che il Ministro degli affari esteri ai rappresentanti di Sua Maestà all’Estero con dispaccio dei sette settembre corr. anno 1870 dichiarasse di volere occupare la città di Roma lasciando alle popolazioni la cura della propria amministrazione.
Che con lettera in data del giorno susseguente 8 settembre il Presidente del Consiglio de’ Ministri desse mandato al sig. Conte Ponza di S. Martino di dichiarare al S. Padre che la occupazione di Roma avrebbe avuto luogo con la riserva di lasciare alle popolazioni la cura di provvedere alla propria amministrazione.
Che Sua Eccellenza il sig. Generale Cadorna con Proclama dato da Terni 11 settembre anno corr. dichiarasse agli Italiani delle Provincie Romane che il suo mandato consisteva non già ad intervenire nel governo e e nelle amministrazioni a cui provvederebbero essi stessi, ma il suo compito limitarsi a mantenere l’ordine pubblico, ed a difendere l’inviolabilità del suolo della patria.
Che la stessa sullodata Eccellenza Sua con altro suo Proclama dei 21 settembre anno corr. 1870 indirizzato ai Romani non solo riconfermasse il diritto, ma invitasse i Romani ad esercitarlo con queste parole. — Omai l’avvenire vostro e quello della nazione è nelle vostre mani. —
Che in sequela di tali dichiarazioni la precedente Magistratura Romana abbandonò di fatto l’amministrazione della stessa cosa pubblica.
Che per il fatto dell’avvenuto abbandono e per diritto naturale e per le dichiarazioni ed impegni presi dal governo del Re e dal Generale Cadorna al cospetto dell’Europa, del S. Padre, e della nazione Italiana il popolo di Roma incominciasse a preoccuparsi della nomina di una Aggiunta Provvisoria, cui affidare la cura della propria amministrazione.
Che tale travaglio elettorale dei cittadini divisi in vari gruppi politici protrattosi per oltre due giorni fosse conosciuto notoriamente senza che per parte dell’autorità militare si ovviasse al bisogno di non lasciare deserta la Civica amministrazione.
Che dopo la fusione di tutti i gruppi politici operata con la mediazione di uno dei sottoscritti si adunò il popolo in un Comizio convocato con pubblico invito fatto da diversi cittadini all’Anfiteatro Flavio per l’approvazione o rifiuto delle persone designate come candidate della Giunta provvisoria.
Che il popolo in un numero di oltre diecimila persone approvasse per acclamazione la nomina della Giunta provvisoria amministrativa.
Che in seguito di tale popolare suffragio venissero di fatto trasmesse lettere d’invito col timbro Municipale agli eletti nel Comizio perchè oggi 23 settembre alle ore 11 accedessero agli uffici Comunitativi per la costituzione della Giunta stessa.
Che Sua Eccellenza il Generale Cadorna avendo fatto militarmente occupare tutti gli accessi del Campidoglio abbia mediante l’asserto delegato di pubblica sicurezza Edoardo Campioni assistito dalla Compagnia del decimosettimo Bersaglieri Capitano Tomassoni respinto violentemente i membri della Giunta scelti dai vari gruppi politici ed acclamati dal popolo in legittimo Comizio procedendo esso di fatto alla nomina di una Aggiunta provvisoria, prendendosi così la cura dell’amministrazione lasciata alle popolazioni.
Perciò i rappresentanti già detti hanno dichiarato di protestare contro tale atto illegale violento e lesivo dei diritti del popolo, cui doveva spettare come spetta la cura della propria amministrazione e se ne appellano al senso retto del parlamento, della Nazione e dell’Europa.
- Roma 24 settembre 1870 .
Giovanni Costa |