La gente di spirito/Atto quarto/Scena settima
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
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Carlo e detti.
- Carlo
- Giungo in ritardo?
- Eugenia
sottovoce.
- Sa tutto.
- Campioni
- Non c'è bisogno di parlare sottovoce... Segga anche lei. È seduto?
- Carlo
- Sì.
- Campioni
- Allora incomincio. (Passeggia). Una volta credevo che l'amicizia non fosse una vana parola.
- Carlo
- E adesso s'è ricreduto?
- Campioni
interrompendolo.
- La prego di osservare che io non la interrompo lei... e quindi favorisca di rendermi la pariglia. Non signore... non lo credo più. Lei sa di che voglio parlare?
- Carlo
- No.
- Campioni
- Non m'int... Non lo sa? Glielo dirò io. Ieri sera verso le nove lei stava sul terrazzo con mia moglie... soli... che cosa facevano?
- Carlo
- Le dirò...
- Campioni
- Non... È inutile che si adoperi a cercare delle scuse che non m'ingannerebbero punto sa... punto. Non si va, un giovane elegante come lei e una signora, di nottetempo, non si va a relegarsi nell'angolo più buio di un terrazzo per guardare i delfini, come diceva il signor Fausto. Si guardano di giorno i delfini, quando vengono a portata... e non si compromette l'onore di una donna... di un'intera famiglia. (A Eugenia). Parlo anche con lei. Che cosa hanno da dire a loro discolpa?
Carlo fa per parlare.
- Campioni
subito.
- Non ho chiuso un occhio stanotte! Mi sentivo quel terrazzo qui... me lo sentivo. Un amico... a cui avevo tutto confidato... (e a quest'ora nessuno lo ignora allo Stabilimento... non c'è che partire)... al quale avrei aperto il santuario della casa, come gli avevo aperto il cuore... Per il quale non avevo secreti!... il mondo è cattivo! A nove ore... sul terrazzo, soli... appoggiati alla balaustra... è un' indegnità. E pensare che io stavo la, a guardarli dalla lontana, e che mi perdevo in congetture... e che intanto il signor Fausto definiva le loro relazioni con delle parole che mi fanno rabbrividire. (Passeggia). È vero, sì o no... era lei, era mia moglie?
- Carlo
- Non lo posso negare...
Eugenia lo guarda sorpresa.
- Campioni
- Ah! non lo può negare! Me lo confessa... E parlavano d'amore... è vero o no che parlavano d'amore?
- Carlo
s'è levato e passa daccanto all'Eugenia cui dice sottovoce.
- Coraggio! (Forte). Si parlava d'amore.
- Campioni
- E me lo dice! Ha l'impudenza...
- Carlo
- Stavo confidando alla signora Eugenia il mio amore per madamigella Eulalia...
- Eugenia
- Che!
- Campioni
- Come, come, come? per mia figlia?
- Carlo
- Sissignore... e la supplicavo perché volesse interporsi... in mio favore...
- Campioni
- Non è mia moglie allora... che...?
- Carlo
- Il suo sospetto è oltraggioso.
- Campioni
- La, la, la... pace... Volevo dire io... il cavalier Carlo! mio amico... mi pareva impossibile... Dunque lei è innamorato dell'Eulalia... Siamo innamorati dell'Eulalia? (Gli mette una mano sulla spalla). Eh! eh!... È naturale... e aveva tirata mia moglie in disparte... per...
- Carlo
- Per poterle parlare... senza che nessuno...
- Eugenia
guardandolo e come colpita da un subito sospetto.
- Oh!
- Campioni
- E io... ingiuriavo per tal modo! Sospettavo di te... di lei, caro cavaliere. Mi perdoni? Mi perdonerà anche lei? Era per l'Eulalia! lo dovevo pensare! E poi (all'Eugenia) la nostra stagione è passata... ci vogliono per quei baffi lì... ci vogliono gli occhi di mia figlia. Ah! ah! ah!... Lei è innamorato dell'Eulalia? Ebbene... io gliela do.
- Eugenia
- Tu dimentichi che è corsa una parola...
- Campioni
- Sì... col dottore... bel matrimonio! Sono promesse in aria... non c'è nulla di scritto.
- Eugenia
- E se l'Eulalia gli volesse bene a Massimo?
- Campioni
- Se gli volesse? Ah! ah! ah! (A Carlo). Si figuri... che mi ha quasi detto che il mio libro era una sciocchezza! Si figuri!... Faccio per dargliene un'idea. Voler bene a Massimo, al dottor Massimo, l'Eulalia... Non riconoscerei mia figlia. Pensare che quasi acconsentivo a un simile sacrifizio! perché lo sarebbe stato. Ma non ho detto che un sì... a mezza bocca... pareva che prevedessi... Signor cavaliere... glielo dico io, Campioni... lei sarà felice.
- Carlo
- Grazie.
- Eugenia
- Tuttavia...
- Carlo
- Lei m'aveva permesso di sperare, signora Eugenia.
- Eugenia
- Io devo pensare prima di tutto a mia figlia.
- Campioni
- Subito che ne rispondo io... dell'Eulalia!
- Carlo
- Non importa... la signora Eugenia ha ragione... Io stesso... quando potessi supporre di dovere la mia felicità alla sfortuna della signorina Eulalia...
- Campioni
- Oh! oh! oh! che delicatezza di sentimenti... e non vuole... non vuoi che mia figlia!... vado io a cercarla... ritorno subito.
Campioni esce.