La fuga di Papa Pio IX a Gaeta/Capitolo XVII

Capitolo XVII

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XVII.


Da Fondi sino a Mola di Gaeta non accadde nulla. Soltanto nel primo luogo, mentre sostammo per far [p. 24 modifica]aggiustare una ruota, un curioso volle riconoscere il Papa, che non molto tempo fa aveva veduto a Roma. Un miglio da Mola vedemmo avvicinarsi due persone alla nostra carrozza. Aprendo lo sportello dalla parte dove sedeva il Papa, presero la sua mano e la bagnarono di calde lacrime. Uno di essi era don Gonzales d’Arnao, primo segretario dell’ambasciata spagnuola; l’altro non mi pareva affatto sconosciuto, ma la trasformazione prodotta dal travestimento e specialmente da una grande cravatta rossa, era cosi completa che io non lo ravvisai se non dopo che il Papa incrociando le braccia disse: Signore, ti ringrazio, che mi hai qui condotto in salvezza anche il buon Cardinale Antonelli!

Giunto a Mola di Gaeta, discendemmo alle dieci ore del mattino all’albergo denominato Alla Villa di Cicerone. Il Papa e mio marito andarono di sopra pei primi, noi tenemmo loro dietro seguiti da un giovine la di cui faccia barbuta mi lasciò in dubbio per qualche tempo chi egli fosse, sino a che il Cardinale mi fece conoscere il conte Luigi Mastai nipote del Papa, che già nel giorno precedente alla partenza di S. S. era colà giunto col pretesto di una partita di piacere.