La fuga di Papa Pio IX a Gaeta/Capitolo XVI
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XVI.
Frattanto eravamo giunti a Genzano, dove scambiammo i cavalli e accendemmo i fanali, la di cui mancanza nel momento quando il papa montò nella carrozza ci era stala cosi utile. Tosto che la loro chiara luce fece che si riconoscessero i tratti di Pio IX, vidi come mio figlio e il di lui aio si maravigliassero e come ciascuno di essi si ritraesse indietro nel suo angolo più che poteva. Anch’io mi stupii nel vedere quanta poca pena il Santo Padre si era data per nascondere i suoi tratti, che non mollo tempo prima erano stati copiali in mille maniere dall’amore del popolo, e sparsi per città e campagne sino nelle più povere capanne.
Durante tutto il viaggio non fece altro che pregare, per il suo popolo, non esclusi quelli che lo perseguitavano.
Egli recitò poi col padre Liebl il breviario ed altre orazioni. Alle cinque e tre quarti del mattino successivo eravamo in Terracina. Appena traversalo il paese, mi richiese di avvisarlo quando avessimo raggiunto la linea di confine dei due Stati. E quando udì da me: Santo Padre, ecco il confine, - egli potendosi ormai ritenere al sicuro e avendo probabilmente l’anima travaglyala da mille sensazioni diverse, ringraziò in lagrime il Signore della misericordia, pronunziando le parole dell’usato Inno ecclesiastico.