La fuga di Papa Pio IX a Gaeta/Capitolo IX
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IX.
Così abbandonava Giovanni Maria Mastai Ferretti; supremo pontefice, di nome Pio, fuggitivo, travestito, salvato a stento da pochi suoi fedeli, il 24 novembre 1848, alle ore cinque e mezzo della sera, quel palazzo Quirinale da cui trentanove anni indietro un altro magnanimo era stato condotto nella cattività da soldatesca straniera, colui la di cui sorte eccitò nei cuori romani una pietà così profonda come la dimostrarono anticamente le donne di Gerusalemme pella via della croce, mentre ovunque egli passava, secondo la narrazione dello storico di quella cattività, Bartolomeo Pacca, si battevano il petto esclamando in mezzo alle lagrime: ci menano via il Santo Padre! ci meci menano via il Santo Padre!
Quale contrasto! Ma chi bene considera e ripensa perchè per l’uno caddero tante lagrime e perchè all’altro fu fatta tanta e si grave onta dal suo popolo, da quel popolo che sino a lui, se si vuole prestar fede ai suoi proprii avversari, era stato più miserabile e più incatenalo degli Ebrei nella schiavitù d’Egitto, da quel popolo che aveva salutato ed innalzalo al cielo Pio IX come Mosè, Pio IX come il suo salvatore, colui deve confessare col più acerbo dolore nell’anima, che questo popolo in verità non sopportava la schiavitù d’Israello, ma teneva bensì l’ostinazione, l’incostanza e la povertà di fede d’Israello.