La danza degli gnomi e altre fiabe/Il Re Porcaro/II
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Alla mensa regale sedevano il Re, la Regina, le tre principesse, cinquecento dame e cinquecento cavalieri.
La Regina versò furtivamente nel calice del Re il filtro fatato e attese, ansiosa di vederne l’effetto. Aveva appena bevuto che il Re stralunò gli occhi, come preso da sdegno e da meraviglia, e si alzò accennando verso le figlie:
- Che beffa è questa? Chi ha messo tre scrofe al posto delle mie figliuole? Che beffa è questa? Via di qui! Via le bestie immonde!
E alzatosi furibondo cominciò a malmenare, a percuotere le figlie, a spingerle, ad inseguirle attraverso le sale, i giardini, i cortili, fino al porcile dove le rinchiuse.
Dal porcile trasse, invece, le tre scrofe corpulente e prese ad abbracciarle, chiamandole coi nomi delle figlie; poi le condusse a palazzo, le fece salire a mensa, sui seggi delle tre principesse:
- Chiaretta, Doralice, Lionella, povere figlie mie, chi vi fece l’onta di chiudervi là dentro?
E le baciava amorosamente.
Tutta la Corte, seduta a mensa, rideva.
Il Re aggrottò le ciglia.
- Perché si ride?
Allora un cavaliere si alzò:
- Maestà, perdonate, ma quelle sono tre scrofe!
Il Re, furibondo, lo fece immediatamente tradurre in prigione, nei sotterranei delle torri.
E riprese a baciare le tre bestie che grugnivano.
La Corte rideva.
- Perché si ride?
Un secondo cavaliere si alzò:
- Maestà, perdonate; ma, in nome di Dio, quelle non sono le tre reginette, sono tre scrofe.
Il Re lo fece decapitare all’istante, per lesa maestà. E la Corte non rise più.
Le tre bestie furono vestite con abiti regali, adorne di gioielli, servite da cento cameriste. Il Re le voleva vicine sempre, le accompagnava a passeggio, a mensa, a Corte, alle danze, ai ricevimenti. E ovunque le tre scrofe passavano, dame e cavalieri facevano ala, piegandosi fin in terra, inchinandole e ossequiandole come principesse del sangue.
Ma tutti soffocavano le risa, mormorando:
- Passa il Re ammattito, passa il Re Porcaro!...