La crisi dell'infanzia e la delinquenza dei minorenni/Il dissolvimento della famiglia
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | I delitti contro l'infanzia | Il codice per l'infanzia | ► |
e la delinquenza dei minorenni.
La Commissione reale nominata dall’ex ministro Orlando per lo studio dei provvedimenti contro la delinquenza dei minorenni ha compiuto ormai una gran parte dei suoi lavori. E mentre si vanno stampando le singole relazioni delle varie Sotto - Commissioni e mentre si attende che queste relazioni vengano discusse e ufficialmente organizzate in proposte concrete nelle sedute plenarie della Commissione, parmi non inutile dar notizia precisa di questi lavori che riguardano uno dei problemi sociali più importanti e più paurosi.
Già su per i giornali è apparso qualcuno degli schemi di provvedimenti o di progetti di legge formulati nell’una o nell’altra relazione: già l’interesse del pubblico è stato suscitato intorno all’opera di rinnovamento che la Commissione spera di poter compiere. Bisogna tener vivo questo interesse, poichè tutta l’opera degli studiosi sarà vana se non la aiuterà il consenso popolare, tutte le riforme suggerite e le leggi proposte resteranno lettera morta, se la coscienza pubblica non sentirà per istinto il dovere di uniformarsi ad esse.
L’on. Orlando non aveva fissato limiti al lavoro della Commissione, non ne aveva cioè circoscritta l’iniziativa in quell’àmbito ristretto dove, di solito, si compie con burocratica inutilità il lavoro di molte Commissioni: agglomero pedante e confuso di cifre statistiche, facile e superficiale erudizione di confronti internazionali, platoniche e timide proposte di qualche innovazione legislativa.
L’on. Orlando aveva visto tutta l’ampiezza del problema: egli aveva compreso che questo non poteva risolversi con la semplice formulazione di nuove leggi o di nuovi regolamenti, ma esigeva più vaste, più radicali riforme non solo legislative, ma sociali.
Ed è appunto ispirandosi a questi criterii che la Commissione fu dal suo presidente, senatore Quarta, divisa in tre Sotto-Commissioni: la prima e la seconda delle quali dovevano studiare in tutte le sue cause il fenomeno della delinquenza minorile e proporre i provvedimenti di profilassi sociale; mentre la terza doveva esclusivamente occuparsi dei provvedimenti legislativi per prevenire e reprimere la delinquenza minorile, e studiare la possibilità di raccogliere questi provvedimenti in un Codice unico.
La prima e la seconda Sotto-Commissione furono quindi composte di persone che per i loro studii di sociologia, di psicologia, di medicina, o per il loro apostolato pratico in favore dell’infanzia abbandonata o traviata, potevano considerare il problema nei suoi vari aspetti e rintracciarne le più lontane origini: la terza Sotto-Commissione fu composta di giureconsulti, di magistrati, di funzionarii che per la loro esperienza nell’amministrazione della giustizia o nell’amministrazione carceraria potevano con illuminata competenza tecnica dar forma legislativa ai consigli, ai suggerimenti, alle proposte delle altre due Sotto-Commissioni.
In altre parole, la prima e la seconda Sotto-Commissione dovevano fornire le basi di fatto, i materiali, coi quali la terza Sotto-Commissione avrebbe architettonicamente costrutto l’edificio legislativo di una sapiente prevenzione della delinquenza dei minorenni.
Non credo di essere troppo scettico nè di mancar di rispetto alla Commissione, della quale ho l’onore di far parte, esprimendo il dubbio che non tutte le sue proposte verranno accolte dal Governo e dal Parlamento e adottate dal pubblico. L’elogio verbale andrà ad esse pieno ed unanime, ma molte di quelle proposte tarderanno a tradursi in atto perchè incontreranno insormontabili ostacoli.
Ostacoli finanziarii, anzitutto: senza danaro, senza molto danaro, non si possono nè migliorare nè aumentare quegli istituti che dovrebbero essere come i porti ove si rifugiano i piccoli naufraghi della vita; e non si possono neppure utilmente organizzare tutti quegli altri provvedimenti d’assistenza all’infanzia abbandonata che dovrebbero essere come le dighe allo straripare della delinquenza infantile.
Vorranno il Governo e il Parlamento dare i milioni occorrenti? Ecco il mio dubbio.
Ostacoli sociali, in secondo luogo. Il sociologo o lo psicologo può additare la causa di un male, può anche indicarne la cura, ma non può imporla. Egli non è un chirurgo che possa sempre eseguire sull’ammalato l’operazione che lo salverebbe. Così, noi possiamo affermare — e credo col consenso di tutti — che una delle principali cause della delinquenza dei minorenni è il rilasciamento della disciplina, lo stato deplorevole dei costumi famigliari e in genere della moralità di questa nostra epoca industriale che ha troppa fretta di vivere e di godere e che fa del bambino un uomo precoce, ma noi non abbiamo mezzi per modificare d’un tratto questa condizione di cose. Possiamo descrivere l’ambiente ove nasce e donde prende vita la mala pianta della criminalità infantile, ma non possiamo mutarlo.
Io leggevo, or non è molto, in un giornale alcuni ottimi articoli nei quali si ammoniva la Commissione a considerare la delinquenza dei minorenni nelle sue cause famigliari, e si facevano delle giuste considerazioni sopra il mal seme e il mal frutto della educazione domestica.
Mi permetto di osservare che la Commissione non ha trascurato questo lato del programma (vi ha anzi dedicato una relazione), e mi permetto altresì di aggiungere a quelle giuste considerazioni alcuni dati statistici che ne aumenteranno l’esattezza e la gravità.
Il dissolvimento della famiglia in Italia può essere efficacemente riassunto in queste cifre che tolgo da un recentissimo studio di Bruno Franchi 1
Nel periodo di 18 anni (dal 1890 al 1908) i minorenni condannati salirono da trentamila a settantasettemila (in cifre tonde).
Nello stesso periodo di tempo, i fanciulli assistiti per cura dei brefotrofi salirono: i legittimi da cinquemila ad ottomila, e gli illegittimi da novantamila a centoventimila.
Negli ultimi dieci anni, dei quali abbiamo esatte notizie, le istanze di separazione coniugale sono più che raddoppiate: erano 480 nel 1891, salirono a 1049 nel 1900.
Così, sono pure raddoppiati gli imputati per abuso di correzione o per maltrattamenti: erano 107 nel 1891: furono 224 nel 1900.
Così, i delitti contro il buon costume e l’ordine delle famiglie, che erano 5.441 nei 1892, salirono a 8.830 nel 1903.
Non occorre spendere molte parole per dimostrare che questa quadruplice coincidenza statistica non può essere fortuita. Essa rivela per quattro sintomi il progressivo dissolvimento della famiglia, il mancare o il degradare in essa a poco a poco del senso di disciplina e di responsabilità.
Si abbandonano più facilmente i figli (legittimi e illegittimi) ai brefotrofi, perchè le condizioni economiche rendono sempre più difficile il loro mantenimento, o perché la coscienza è così debole da non dare ai genitori la nozione esatta dei loro doveri. Raddoppiano le separazioni coniugali, perchè la felicità par che esuli sempre più dal matrimonio. E bisogna notare a questo proposito che le separazioni legali non sono che una esigua minoranza dei tanti coniugi i quali effettivamente si separano: nei quattro quinti dei matrimoni non esistono rapporti patrimoniali, che son quelli appunto i quali determinano generalmente le istanze di separazione. Un numero grandissimo quindi di separazioni di fatto sfugge alla statistica che non le può registrare.
Raddoppiano le condanne di genitori per abuso di mezzi di correzione o maltrattamenti, perché degenera quella disciplina interiore della famiglia che dovrebbe mantenere quei mezzi entro limiti e forme patriarcali; e mentre da un lato i figli si fanno più insofferenti e insubordinati sotto l’aculeo di troppe tentazioni, dall’altro lato i genitori si fanno più nervosi, più irritabili e quindi più eccessivi e crudeli, sotto la sferza di troppe precauzioni; e si perde da tutti, in basso e in alto, il senso della misura, del dovere e della responsabilità.
Aumentano, infine, i delitti contro il buon costume e l’ordine delle famiglie, perché la piaga dell’immoralità sessuale si allarga, e questo suo allargarsi è determinato fatalmente, nelle classi infime, dalla promiscuità in cui gli operai vivono nei quartieri popolari delle grandi città, e nelle classi più elevate da quella corsa al piacere cui ben pochi sanno resistere.
Qual meraviglia che, tali essendo le condizioni della famiglia moderna, cresca in proporzioni tanto allarmanti la delinquenza dei minorenni?
Sarebbe il caso di sorprendersi se non crescesse!
Questa è, in parte, la diagnosi del male.
Indicarne la cura e applicarla, è opera più difficile, che trascende, come ho detto, il potere d’una Commissione. È opera di rinnovamento intimo nella coscienza di ogni individuo: è opera di restaurazione nella coscienza collettiva. Si potranno scrivere in proposito delle belle frasi e delle lunghe pagine; ma in pratica non si otterrà alcun risultato fin che il pensiero di pochi non diventerà sentimento di tutti.
Noi riassumeremo, ad ogni modo, quei rimedii che la Commissione ha creduto proporre, e che costituiscono, io credo, quanto di più efficace era possibile immaginare nel momento presente.
- ↑ Nuova Antologia 11 marzo 1910.