La capanna dello zio Tom/Capo XXXVII

XXXVII. Libertà

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Harriet Beecher Stowe - La capanna dello zio Tom (1853)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1871)
XXXVII. Libertà
Capo XXXVI Capo XXXVIII
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CAPO XXXVII.


Libertà.


Lasciamo per un istante il povero Tom nelle mani de’ suoi persecutori, e seguitiamo Giorgio e sua moglie, che noi lasciammo in casa d’amici in una fattoria posta lungo la strada maestra.

Quando noi lasciammo Tom Loker, egli si agitava gemendo sopra un letto d’incolpabile mondezza, e la zia Dorcas, che gli porgeva le sue cure, lo trovava così poco trattabile come un bisonte infermo.

Immaginatevi nel vostro pensiero una donna di gran persona, e dignitoso portamento, con una cuffia di mussolina chiara che copriva i suoi bianchi capelli bipartiti sovra una fronte spaziosa. Un piccolo fazzoletto di tullo era incrociato sul suo petto, e la sua veste di seta produceva un lieve fruscio nel silenzio della camera dell’ammalato.

— «Maledizione!» bestemmiò Tom Loker, gettando lungi da sè le coperte.

— «Mio caro! pigliati guardia, ti prego, da parole sì sconce.» Così dicendo, zia Dorcas ricomponeva le lenzuola.

— «Mi studierà di fare il piacer vostro; ma il caldo è così grande, che mi fa sacramentare a mio dispetto.»

Dorcas leva un copripiede, raggiusta le coperte, e accomoda il tutto in modo che faceva del povero Tom Loker una crisalide.

— «Infine — diceva essa nel mentre eseguiva tutte queste operazioni — tu dovresti proporti di non più bestemmiare, e vegliare un po’ meglio sulla tua condotta.»

— «E perchè questo? — rispose il cacciatore di negri; — ma che il diavolo mi porti se ci ho mai pensato... Ah Cristo! gettate via queste coperte!» Così dicendo, egli si dibattè, e mette tutto in uno spaventevole disordine.

— «Quel giovane e quella ragazza sono ben qui?» diss’egli dopo un momento di silenzio.

— «Sì» rispose Dorcas. [p. 378 modifica]

— «Farebbero meglio a portarsi tosto dall’altra banda del lago.»

— «Questo è quello che faranno» rispose Dorcas infilando le sue maglie.

— «Ascoltate; nonna: noi abbiamo a Sandusky dei corrispondenti che vegliano ai nostri battelli. Ve lo dico proprio perché possano fuggire: ci avrei tanto gusto farla tenere a quel poltrone di Marcks, che il diavolo se lo pigli!»

— «Ma tu dimentichi presto le mie raccomandazioni» disse Dorcas.

— «Che volete? quando le bottiglie sono troppo piene, scoppiano. Del resto, fate sapere alla ragazza che a Sandusky si hanno di già i suoi contrassegni, e che l’è d’uopo metamorfosarsi.»

— «Provvederemo» disse Dorcas colla tranquillità che le era naturale.

Intanto, essendo nostra intenzione di prender qui congedo da Tom Loker, aggiungeremo ch’egli passò tre settimane appo i quacqueri, e che per ristoro un reumatismo acutissimo accrebbe i suoi patimenti. Lasciando il letto in più saggio e più riflessivo che non fosse prima: rinunciò alla caccia degli schiavi, e prendendo dimora in una nuova colonia, si diede a tender lacci agli orsi e ai lupi; occupazioni se non più utili, certo più morali. Parlò poi sempre de’ quacqueri con gran rispetto: «Non c’è che dire! essi — son sue parole — sono fior di gente: tentarono di convertirmi, ma non ci riuscirono completamente. Valgono assai a curar malati, e a far manicaretti.»

Dietro gli avvisi di Tom Loker, si pensò a separare i fuggitivi; Gim e sua madre partirono prima; Giorgio ed Elisa, insieme col loro fanciullo, furono condotti due giorni dopo, e segretamente, a Sandusky, albergati presso gente amica, infino a tanto che venisse il momento d’essere imbarcati sul lago Erié.

La notte passò assai presto, e la stella della libertà s’innalzò per essi sull’orizzonte.

Libertà! parola sublime e magnetica! Che cosa è dessa mai? forse un nome, una figura di rettorica? D’onde viene mai, nobili Americani, che i vostri cuori palpitano a questa parola, per la quale i vostri padri versarono il loro sangue, e le vostre madri, ancor più coraggiose, non si opposero alla vista de’ figli uccisi? Ciò ch’è caro a tutto un popolo, non debbe esserlo egualmente ad un uomo? Che cosa è dunque la libertà d’una nazione, se non quella degl’individui che la compongono? Che cosa è mai la libertà per questo Giorgio Harris, che ci vediamo innanzi, conserte al seno le braccia, gli occhi scintillanti, e rossiccie le guancie del suo sangue africano? Agli occhi de’ vostri padri, la libertà era il diritto di costituire una nazionalità: per Giorgio è il diritto d’esser uomo, di non essere confuso con un somiere, di chiamare sua moglie la donna del proprio [p. 379 modifica]cuore, e di proteggerla contro la violenza altrui; è il diritto di allevare il proprio figliuolo, di avere una famiglia, un carattere, una religione indipendente dal beneplacito di chicchessia.

Tutti, questi pensieri rampollavano nella mente di Giorgio, nel mentre che, appoggiata la testa sulle sue mani, stava osservando Elisa che si camuffava negli abiti maschili per sottrarsi alle ricerche de’ suoi persecutori.

— «Oh non è egli dunque un peccato? — disse Elisa accarezzando la sua ricca capigliatura: — io dovrò rinunciare al mio più bello ornamento.»

Giorgio fece un triste sorriso, senza però rispondere una parola.

Elisa andò innanzi allo specchio, e colle cesoie troncò le trecce foltissime de’ suoi capelli.

— «Tutto è compiuto! — diss’ella, prendendo una spazzola; — ora non si tratta più che d’aggiustare la mia toeletta. Che te ne pare? non sono io un gentile giovanotto?»

Così dicendo, si presentò a Giorgio ridendo ed arrossando.

— «Tu sarai sempre bella» rispose questi.

— «Ma perchè sei tu sì melanconico? Noi non siamo che a ventiquattr’ore di distanza dal Canadà: un giorno e una notte di traversata sul lago, e noi saremo arrivati.»

— «Ah! Elisa; è appunto ciò che mi dà pena! noi ci avviciniamo alla meta, noi quasi la veggiamo: se non la toccassimo?»

— «Via, non temere: il buon Dio non ci avrebbe condotti sino a qui se non entrasse ne’ nostri disegni: egli ci vuol salvi, sta certo: io sento ch’egli è con noi.»

— «Che tu sia benedetta, mia buona Elisa — disse Giorgio, serrandole convulsivamente la mano; — ma tanta felicità ci sarà poi riservata? tocchiamo noi finalmente il termine de’ nostri lunghi dolori? saremo noi liberi?»

— «Oh! io n’ho gran fede — rispose Elisa con entusiasmo: — quest’oggi istesso Dio ci caverà di servaggio.»

— «Mi sforzo a crederti — disse Giorgio, levandosi assai bruscamente. — Su, mettiamoci lesti in via! Davvero che tu se’ un bel giovinotto! questi capelli arricciati ti stanno a meraviglia! Metti il cappello... un po’ inchinato sulla tempia destra; così: non mi sembrasti mai così bella. Ora la vettura dovrebbe esser qui; e madama Smith si sarà essa data cura di vestire il fanciullo?»

In questo mentre una signora entrò conducendo seco il piccolo Arrigo, vestito da fanciulla.

— «Ve’ la bella ragazzina! noi la chiameremo Enrichetta, n’è vero Giorgio?»

[p. 380 modifica]Il ragazzo guardava muto il travestimento di sua madre, e di tratto in tratto sospirava.

— «E che? non riconosci più tua madre?» gli disse Elisa tendendogli la destra. Arrigo si avvicinò, esitando, alla vecchia signora.

— «Via, Elisa! a che vuoi ora accarezzarlo, se non debbe venir con noi.»

— «Ho torto — disse Elisa; — ma come trattenermi?… Dov’è il mio mantello? Giorgio, com’è dunque che gli uomini si aeconciano il mantello?»

— «Così» rispose il marito; e glielo aggiustò sulle spalle.

— «Ora poi dovrò batter bene il tacco, camminando; far lungo il passo e darmi un’aria impertinente.»

— «Non isforzare il tuo carattere: tu se’ un giovinotto modesto, fai e già bene la tua parte.»

— «E questi guanti? misericordia! io ci perdo dentro le mani.»

— «Conservati attentamente — disse Giorgio; — altrimenti la tua manina ci tradisce.»

— «Madama Smith, ricordatevi bene che voi siete la zia di questa fanciulla.»

— «Si dice — osservò la signora Smith — che a tutti i capitani de’ piroscafi furono dati i contrassegni d’un uomo, d’una donna e d’un fanciullo.»

— «Lo so — disse Giorgio — e se c’incontreranno, ne daremo avviso.»

In questo mentre una vettura da nolo si arrestò alla porta, e l’onesta famiglia, che gli aveva raccolti e ospitati, venne a far loro i suoi addio. Il travestimento era stato eseguito dietro i suggerimenti di Tom Loker. A madama Smith pareva mill’anni di ritornare al Canadà, sua terra nativa; e a tal fine consentì volentieri di passare per la zia di Arrigotto, che dopo due giorni di dimora presso lei era riuscita ad affezionarselo a forza di confetti e paste dolci.

La vettura s’arrestò sul marciapiede, ed Elisa diede con molta galanteria il braccio a madama Smith per entrare nel battello. Intanto Giorgio faceva registrare i bagagli, e dall’ufficio del capitano sentì due individui che facevano il seguente dialogo:

— «Io ho esaminati tutti quelli che vennero a bordo, e son certo — diceva l’uno — che i vostri fuggitivi non sono qui.»

Quello che così parlava era il commesso del piroscafo, e chi dava ascolto era Marks, il quale, con una perseveranza degna di miglior causa, aveva seguitata la sua preda fino a Sandusky: quaerens quos devoret.

— «È assai difficile — disse Marks — di distinguere la donna dalle bianche: l’uomo poi è un mulatto assai chiaro: esso porta la lettera H a marchio di foco sulla mano destra.»

[p. 381 modifica]Giorgio pigliava in questo momento i suoi biglietti, e gli restituivano il resto d’una pezza d’oro: le sue mani tremarono alquanto, ma voltandosi con assai sicurezza, guardò Marks con indifferenza, e si diresse verso l’altra parte del battello ove Elisa l’attendeva.

Madama Smith col piccolo Arrigo si ritirarono nel gabinetto delle donne, dove la bellezza della pretesa ragazzina le attirava i complimenti dei passeggieri.

Allorchè la campana suono per l’ultima volta, Giorgio ebbe la soddisfazione di veder Marks ritornare a riva, e cacciò dal petto un lungo respiro allorchè l’opera de’ remi aveva messo tra lui e il suo persecutore una distanza ormai inarrivabile.

La giornata era magnifica. Gli azzurri fiotti del lago Erié scintillavano ai raggi del sole; una brezza leggiera spirava dal continente, e il piroscafo avanzava assai rapido. Ma qual mistero è omai il cuore umano! Passeggiando sul ponte col suo timido compagno, Giorgio era in preda a dei vaghi timori. La felicità che lo attendeva, gli pareva troppo grande perchè fosse reale, e sospettava che ad ogni istante gliela avessero a rapire. Intanto le ore passarono, e le coste del Canadà si fecero vedere; queste coste che hanno il magico potere di rompere le catene della schiavitù. Si avvicinavano alla piccola città d’Amhersburg, posta all’estremità occidentale del lago Erié. Giorgio allora prese il braccio di Elisa: la sua respirazione divenne affaticante, i suoi occhi si coprirono di nebbia: serrò in silenzio quella piccola mano che tremò nella sua. La campana rintoccò, il battello si fermò a riva.

Senza a sapersi render del tutto ragione di quanto faceva, Giorgio pigliò il suo bagaglio, unì la sua famigliuola, e sbarcò. I fuggitivi rimasero quieti e in silenzio infino che tutti i passeggieri furono scomparsi; dappoi il marito e la moglie si abbracciarono piangendo, e tenendo fra le loro braccia il lor fanciullo, essi s’inginocchiarono e fecero a Dio questa preghiera:

Era come un passar da morte a vita,
Da sudario di tomba a vel celeste,
E al soave esultar d’alma pentita
Dal male e dalle rie del cor tempeste.
Morte ed inferno allora invan s’irrita,
E d’immortalità l’uom si riveste;
Volga il Perdono l’auree chiavi, e dice:
A libertà ti rendo, alma felice!

La signora Smith guidò i suoi amici alla dimora ospitale d’un buon missionario, che la carità cristiana aveva posto là per raccogliere i proscritti che vengono continuamente a cercare un asilo su questa riva.

[p. 382 modifica]Chi potrà esprimere a parole tutte le dolcezze di quel primo giorno di libertà? Non abbiamo noi, oltre i nostri cinque sensi, anche il senso della libertà? Respirare, andare e venire e tuttociò con una piena indipendenza! Come dipingere il pacifico riposo dell’uomo libero, protetto da leggi che gli assicurano i diritti che Dio ha dati all’uomo? Con quanta tenerezza Elisa contemplava il suo fanciullo dormente, che il ricordo dei pericoli corsi glielo rendeva mille volte più caro! I due sposi non possedevano un acre di terreno, non una capanna dove posare le stanche membra: essi avevano speso fino all’ultima loro moneta. Essi non avevano di più di quello che si abbiano gli uccelli dell’aria, che i fiori del campo, e, non pertanto, essi erano al colmo della felicità.

O voi tutti, che togliete la libertà all’uomo, come risponderete a Dio, allorchè egli ve ne chiederà conto?