La canefora occitana
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LA CANEFORA OCCITANA.
<poem> Il popolano, coricato nel letto di pioppo, che ai suoi quattro angoli ha un uomo per pilastro, scende un ultima volta la costa ove le serpi grigie si riscaldano sull erba al buon sole di maggio, scende per la via che lo porta dove i suoi avi, uno dopo l’altrd, sono da mille e più anni. Tutti i parenti e le persone della casa l’accompagnano laggiù, dove, palata a palata, su di lui la terra si ammucchierà in orribile cumulo. O chiara visione thè luga ogni spavento! Innanzi al morto, con un pane sulla testa, cammina, colla fronte serena, una fresca fanciulla. 31 O morte! tu puoi faleiare senza tregua a grandi colpi: mentre s’apre una fossa, si prepara una nascita, ecco la vita in fiore che ti schernisce, trionfante, in questo buon pane che farà nuovo sangue, in questa fanciulla abbagliante e pura, dal seno che si gonfia e si ride della tomba!
</poem>
LA CANEFORA OCCITANA.
Lo pacan, ajasat dins lo lèch de pibol
Qu’à sos quatre cornets a’n ome per pecol,
Dabala un darrier cop la costa ont las daupèires
Se calfan, sul pelenc, al bon solel de Mai,
Dabala pel camin que lo mena ont sos rèires,
Un quora l’autre, van dempèi mila ans e mai.
Tota la parentat e tota l’ostalada
L’accompanhan abai ont, palada à palada,
Sus el s’apilara la galga en orre tap.
O preclara vizion casant tota espaventa!
Al endabant del mort, una micba sul cap,
Camina, front seren, una fresca joventa.
O Descarada! pos dalhar sempre à bèl tal:
Mentre que bada un eros, se gonfia un dabantal:
Aqui la Vida en fior que te narga, ufanoza,
En aquel brabe pan que tara sane novèl,
En aquela joventa embelinaira e bloza
Dont lo popet vertelha e se ris del tombèl!
( id. id. ). ( L’Ame Ialini ■. A. 1909. N. 5))
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