La Serva Padrona
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LA
SERVA PADRONA
INTERMEZZI DUE
posti in musica
DA GIAMBATISTA PERGOLESI
E NUOVAMENTE REPRESENTATI
IN CASA DELAFIELD
nella Quaresima del 1862
Napoli
TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE CARLUCCIO
Vico Carogioiello, 17
1862
NOTIZIE STORICHE
Verso la state del 1731 il Pergolesì trovò i suoni agli intermezzi della Serva padrona. Dicevano intermezzo ad una maniera di componimento scenico che si cantava tra l' un atto e l' altro dell’ opera seria, a giocondare l' uditorio nel corso d’ un’ azione tragica: li smisero quando riebbero voga i mimi; ed allora agli intermezzi cantati succedettero due azioni corografiche, balletti, una eroica, e l’ altra giocosa.
Non dicono le memorie a qual dramma servirono gl’ intermezzi della Serva padrona. Certamente ebbero ad esser rappresentati al teatro di s. Bartolommeo, ne' tempi vicereali nostro massimo teatro; dove al 1732 si udirono nuovamente inframmessi al Prigionier superbo, dramma musicalo dal medesimo autore; il quale contava a que’ dì venticinque anni di vita. Di poi al 1843 si cantarono al teatro Bonacossi di Ferrara, tra gli atti della Clemenza di Tito, musica dell’ Hasse; e i due attori dell' operetta furono la Meliini ed il Bevilacqua, rcputatissimi cantanti giocosi a que’ dì.
Verso l’ anno 24 di questo secolo due egregi cantanti teatrali vollero riprodurre i due intermezzi, famosi nella storia musicale, ed al Fondo il Lablache e la Ungher fecero gustare la soavità e spontaneità delle note della Serva padrona. Due anni appresso si cantarono di bel nuovo al piccol teatro di Corte nel reai Palazzo di Napoli. Dopo circa nove anni, in Parigi, sul teatro degli Italiani, il medesimo Lablache, in compagnia di quella celebre cantatrice che fu Maria Malibran, provarono a' Francesi come il loro illustre concittadino Gian Giacomo Rousseau non s’ ingannava, quando, a svegliare l' estro musicale degli alunni maestri, consigliava loro di muovere in Italia a leggere i melodrammi del Measta sio, e ad ascoltare la musica, tra gli altri, del Pergolesi.
La Serva padrona, nota oggidì soltanto per lettura a' dotti passionati dell’ arte, hanno desiderato i signori Delafield farla ascoltare nel loro domestico teatro in forma da rispondere alla fama del maestro ed alla storica dignità della musica italiana. Trovarono concorso in quanti han sapore del bello vero, che non dechina col tempo, e che vorrebbe cullo non solo di tradizional venerazione, ma di studio severo dai giovani compositori di musica, cui non saprebbesi a bastanza, raccomandare la lettura degli antichi maestri, perchè addottrinandosi nella letteratura dell' arte, ne avessero in benefizio fecondità d' ingegno e corredo d' istruzione, serbando e crescendo la disciplina musicale, una delle non minori glorie d’ Italia.
L’opera è riprodotta così come la scrisse il Pergolesi, eccetto alcune repliche, che sono state tolte via, ad evitare una tal quale soverchia sazietà, che di leggieri si sarebbe potuto ingenerare. Vi si è aggiunta una romanza del medesimo autore, intitolata la Siciliana. E de’ recitativi si è ritenuto solo quello che precede un’aria del basso nel secondo intermezzo, essendo che esso era obbligato con istrumenti, e porgeva pruova che i maestri di poi non fecero niente di meglio; però ch’è risaputo che il Pergolesi fu il primo riformatore de recitativi istrumentati: gli altri furono ritoccati qua e colà con la riverenza che si deve agli antichi monumenti, serbandone l’integri tà, e curando gli accessorij che non si possono schivare in esporli alla pubblica vista e non si è voluto per nulla recarli in prosa, lasciandosi recitare nella semplicità del verso, posta da parte la monotona accompagnatura d’un solo violoncello.
Rappresentano l’opera la signora Eloisa Delafield, nata Bevere, nella parte di Serpina; il barone Giovanni Genovese, nella parte di Uberto; ed il signor Francesco Ferrari, nella parte di Vespone, servo & Uberto, che non parla e le parti di maestro di scena sono adempiute dal sig. Giuseppe Fioravanti.
Diresse la musica ne’concerti il maestro cav. Francesco Florimo, archivario del Conservatorio di musica di s. Pietro a Majella; e curò le ragioni del piccolo melodramma e della rappresentazione il sig. Raffaele d’Ambra.
ATTORI
UBERTO su i 42 anni
SERPINA su i 22 anni
VESPONE vecchio servo muto
L’azione è sul cominciar del 1700, in un’anticamera in casa di Uberto, parata nelle mura con tessuto di filo e sela a disegno di boschi, con luminajo di vetri arrolati, e cornici e mobili indorati. Tre usci, uno di fronte, e due di lato son decorati con cornici di marmo curvilinee e porte ingessate e dorate.
INTERMEZZO I.
Uberto in sottabito e veste da camera. Vespone in livrea sull’ uscio della sala. Quindi Serpina in veste succinta, cioè gonna di tela a fiorami forti; corpetto di filo e capicciuola; grembiale bianco con falbalà, rialzato di un lembo alla cinta; fazzoletto bianco, orlato con pizzi, incrociato sul petto; collana di ambre; all’ orecchio cerchioni con pallottoline di oro; ed a’ piedi pantoffole a punta acuta con tacchetti di legno.
Ub. sbuffando
Aspellare, e non venire;
Stare a letto, e non dormire;
Ben servire, e non gradire;
Son ire cose da morire.
Questa è per me disgrazia!
Son quattro ore che aspello, e la Serpina
Portarmi il cioccolalte non fa grazia.
passeggia smanioso
Debbo uscir di gran fretta.
guarda il primo, e poi l' altro oriuolo
L’ ora già passa...
battendo il piede a terra
Oh flemma benedetta!
dopo mia pausa
Ma sta bene. A noi altri, sissignore,
Ci piace aver d’ attorno
Una ragazza ben tarchiata e fresca;
E questo ti succede
Quando indulgente sei con la fantesca.
passando all' altro lato
Oh! per esser sì buono con costei,
La causa io son di tutti i mali miei.
chiamando con una certa stizza
Serpina!
si ode Serpina che trilla e canta
Voce di Serp. Sono tre di che in letto
La Nina se ne sta.
Piffari, timpani, cembali
La Nina, a mio diletto,
Svegliate, per pietà!
Ub. Eh! mi sta a fare il ritornello,
Menire soffia il fornello.
la voce rigete il canto
E tu, pezzo di sciocco, a Vespone
Le avrai forse disperso il frullalo]o?
Va.
Ves. vuol parlare
Ub. turandogli la bocca Zillo!
Ves. vuol parlare
Ub. Non fiatar! Ve’ch’io già bollo
Di sdegno....
Ves. vuol parlare
Ub. Va, scioccon! rompiti il collo.
spinge Vesp. fuori la sala
È ver; me l’ ho cresciuta
Questa serva piccina;
Mai non le ho usalo asprezza;
E le ho fatto talor qualche carezza.
Ma infìn, questo si sa,
Noi, signori, alle serve usiam bontà.
Il che, sia checchessia, non è ragione,
Che s' abbian poi da serve far padrone.
volgendosi ali uscio e masticando
E quel gaglioffo c’ è restato morto.
Serp. sull' uscio a Vesp. con allerigia
L’ hai finita? Ho bisogno
Che anche tu levi il grugno? Te l’ ho detto;
Non sio commoda.
Ub. masticando Brava!
Serp. a Vesp. che vuol rispondere
Non più ciarle!
Se il tuo padrone ha fretta,
Io non l' ho.
Ub. scrollando il ginocchio Ma bravissima!
Serp. garrendo con Vesp. E di nuovo
Vai stuzzicando la pazienza mia?..
Vuoi proprio che un buffetto alfin ti dia?
e gli da schiaffi
Ub. facendo alcun passo
Eh! eh tu! dove si sta? Giù quelle mani.
Serp. scappando dal padrone ed assestando un altro schiaffo al servo
Lasciatemi padrone,
Insegnar la creanza a quel briccone.
Ub. Ma in mia presenza?
Serp. scrollando il capo Adunque
Perchè son serva, ho ad esser sopraffatta?
Ho ad esser malmenata?
battendo un piede a terra No, signore!
Voglio esser rispettata;
Voglio esser riverita,
Come fossi padrona, arcipadrona,
Padronissima.
Ub. È poca pretendenza;
Ci vorrebbe un tantino d’ eccellenza.
Serp. Ma costui mi ha insultata
Vesp. vuol parlare.
Ub. impedendoglielo
Zitto! a Serp. Che fu?
Serp. con ipocrisia Con modi impropri....
Ub. con isdegno levando le mani sul viso di Vesp.
Impropri!
Con lei?
Serp. Con me. Vesp. vuol parlare
Serp. Chiudi la bocca.
Ub. In somma,
L’ ho mandato io da le.
Serp. con semplicità
E perchè?
Ub. con istizza Mi domandi
Perchè? Non io li ho chiesto il cioccolalle
Che stavo ancora a letto?
Serp. Si; e che perciò?
Ub. fremendo. Cospetto!
E mi ha da uscire il fiato ad aspettare
Che mi si porti?
Serp. E quando?
Ub. scoppiando Oh! almeno adesso,
Dammela questa benedetta ciotola.
Serp. con ingenuità
Quale ciotola?
Ub. Ah vuoi farmi crepare!
Il cioccolatte....
Serp. ridendo
Ah, ah. E vi par ora adesso?
Mo mo saremo presti a desinare.
Ub. fremendo
Si!...
Serp. E si, padron mio bello; voi altri uomini.
Quanto a’ fatti di casa,
Siete tavola rasa.
Se sapeste le cose un poco poco,
Affè vi trovereste in brutto gioco.
Assettarsi la lesta,
Prepararsi una vesta,
E di poi.... ben s’ intende,
Alcune altre faccende...
Per noi donne al mattin ci ha molti guai:
Ch' io, infìn, nol preparai.
Ub. con istizza No? Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/13 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/14 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/15 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/16 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/17 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/18 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/19 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/20 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/21 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/22 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/23 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/24 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/25 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/26 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/27 Pagina:La serva padrona - intermezzi due (IA laservapadronain00fede).pdf/28