La Santissima Ternità

Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura La Santissima Ternità Intestazione 27 agosto 2024 75% Da definire

Er galantomo Lo stizzato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LA SANTISSIMA TERNITÀ.1

     “’Gni cosa ar monno ha er zu’ perché, ffratello,„
Me disse marteddì ffra Ppascualone:
“Li ggiudii adoraveno un vitello,
Noi un boccio,2 una pecora e un piccione.

     Er boccio è ’r Padreterno cór cappello,
Che nnasce avanti all’antre du’ perzone;
E Ccristo è la figura de l’agnello,
Che sse fesce scannà ccome un cojjone.

     E ’r piccione vò ddì che ttanto cuanto
Che la gabbia der crede ce se schioda,
Addio piccione, addio Spiritossanto.

     E allora sti dottori de la bbroda
Currino appresso a mmetteje cór guanto
Un pizzico de sale in zu la coda„.3

In vettura, da Terni e Narni,
12 novembre 1832.



Note

  1. Trinità.
  2. Vecchio.
  3. Cosa che si dice a’ fanciulli per ischerzo, allorchè vogliono avere uccelli liberi. “Allorchè gli avrai messo un poco di sale sulla coda, quell’uccello non si muoverà più.„