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114 | Sonetti del 1832 |
vem et Iunonem et duodecim deos iratos habeat quisquis hic minxerit aut cacarit.] 6 [Sub tuum praesidium, antifona che precede il rosario.] 7 La corona del rosario. 8 Scala creduta del pretorio di Pilato, che si sale in Roma colle ginocchia. 9 A capo al letto. 10 Tacere [ma a proprio dispetto].
LA SANTISSIMA TERNITÀ.1
“’Gni cosa ar monno ha er zu’ perché, ffratello,„
Me disse marteddì ffra Ppascualone:
“Li ggiudii adoraveno un vitello,
Noi un boccio,2 una pecora e un piccione.
Er boccio è ’r Padreterno cór cappello,
Che nnasce avanti all’antre du’ perzone;
E Ccristo è la figura de l’agnello,
Che sse fesce scannà ccome un cojjone.
E ’r piccione vò ddì che ttanto cuanto
Che la gabbia der crede ce se schioda,
Addio piccione, addio Spiritossanto.
E allora sti dottori de la bbroda
Currino appresso a mmetteje cór guanto
Un pizzico de sale in zu la coda„.3
In vettura, da Terni e Narni, |