Favole (Fedro)/Libro terzo/II - La Pantera, e i Pastori

Libro terzo: II - La Pantera, e i Pastori

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Fedro - Favole (I secolo)
Traduzione dal latino di Giovanni Grisostomo Trombelli (1797)
Libro terzo: II - La Pantera, e i Pastori
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FAVOLA   II.

La Pantera, o i Pastori.

SOglion gli offesi il contraccambio rendere.
     * Inavvedutamente una Pantera

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     Sdrucciolò ne la fossa. De’ villani,
     Chi pietre contra, e chi legni le avventa.
     5Altri però di lei mossi a pietade,
     (Poichè, se alcun non le portasse offesa,
     Pur la trarrebbe sua sventura a morte)
     Le gittan pane, onde alcun tempo viva.
     Notte si fa; ciascun che si lusinga
     10Di morta ritrovarla il dì vegnente,
     Ogni timor sbandito, a casa riede.
     Ma la Pantera, poi ch’ebbe col cibo
     Ristorate le forze, un lieve salto
     Da la fossa spiccando al suo covile
     15Veloce torna. Indi a non molti giorni
     Repente uscendo, uomini e greggi assale;
     E ruine a l’intorno, e morti arreca.
     Allor quei che a la fiera dier perdono,
     La vita in don le chieggiono, ed ogni altro
     20Danno a patir son pronti. E ben sovviemmi,
     E chi sassi avventommi, ella risponde,
     E chi pan mi gettò. Voi non temete:
     Di quei che m’oltraggiar’, nemica io riedo.