La Nunziata (7 novembre 1832)

Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura La Nunziata Intestazione 25 agosto 2024 100% Da definire

Li du' ladri Er fumà
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LA NUNZIATA.

     Stavo jjerammatina de piantone[1]
Su le scale cquaggiù dde Santa Chiara,
Aspettanno che uscissi la filara[2]
De zitelle ammantate in priscissione;[3]

     Cuanno ecco che un paìno[4] in zur cantone
Se mette a rride co’ ’na faccia amara,
Discenno[5] a un antro: “Ir Papa la tiè ccara
La pelle sua si nnun viè a ffà orazzione.„

     Io fesce[6] allora a cquelli capitali:[7]
“Bboja che pperde tempo, e nnu’ li snerba,
Sti dottorini de li mi’ stivali.

     Caso er Papa nun vienghi a la Minerba,
Ce so’ iti però li Cardinali,
Che ttutti-cuanti so’ ppapetti[8] in erba.„

Terni, 7 novembre 1832.

Note

  1. Fermo al posto.
  2. Fila.
  3. Il 25 di marzo di ogni anno, una schiera di zitelle dotate dall’Arciconfraternita dell’Annunziata parte da quella chiesa in un abito bianco di particolar foggia, recandosi processionalmente alla chiesa contigua di S. Maria sopra Minerva, dove suole recarsi in quel giorno il Papa al pontificale.
  4. Zerbinotto. [V. la nota 6 del sonetto: Er coronaro, 10 genn. 32.]
  5. Dicendo.
  6. Fesci, per “dissi.„
  7. Per ironia: gente da nulla.
  8. Si deve avvertire i papetti essere in Roma monete di argento del valore di due paoli. Quindi l’equivoco.