La Cortigiana (1525)/Atto secondo/Scena sesta
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Pietro Aretino - La Cortigiana (1525)
Atto secondo
Scena sesta
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Rosso e Aloigia roffiana.
- Rosso
- Dove vai tu con tanta furia?
- Aloigia
- Mo’ qua e mo’ là, tribulando.
- Rosso
- Che ti manca? Tu governi Roma!
- Aloigia
- Gli è vero; ma la disgrazia de la mia maestra mi dà questa briga.
- Rosso
- Che ha, male?
- Aloigia
- L’averà male, e el malanno è pro meriti: si abrucia domattina. Part’egli onesto?
- Rosso
- Né giusto, né onesto: come diavolo abrucia? Ha ella crucifisso Cristo?
- Aloigia
- Non ha fatto nulla.
- Rosso
- Oh, àrdese la gente per non fare niente? Che cose son queste ladre e ribalde? Or credi a me, che Roma ha presto a ruinare!
- Aloigia
- L’ha bevuto el figliolo de la sua comare, per troppo amore.
- Rosso
- E non altro?
- Aloigia
- Ammaliò il suo compare, per compiacere a un amico.
- Rosso
- Questo è una galanteria!
- Aloigia
- Diede el veleno al marito de la Georgina, perché gli era un tristo.
- Rosso
- El Senatore non sa ricevere gli scherzi!
- Aloigia
- Rosso mio, l’ha fatto un testamento da reina, e m’ha fatto erede de ciò che l’ha.
- Rosso
- Bon pro’! Che t’ha ella lasciato, se si può dire?
- Aloigia
- Molte belle cose: lambicchi da stillare, acqua da levare lentigini e macchie di mal francioso, strettoio da ritirare poppe che pendono, mollette da pelare ciglia, un fiasco de lacrime d’amanti, un bicchiere di sangue di nottola, ossa di morti per tormenti e per tradimento, unghie de gufi, cuori d’avoltori, denti di lupi, grasso d’orso e funi d’impiccato a torto. E per il vicinato non se ragiona d’altro; dove, per sua grazia, son sempre la prima chiamata a nettare denti, a cavare la puzza del fiato e mille gintilezze.
- Rosso
- Riscòtila con digiuni, fagli dire le messe de San Gregoro, il paternostro de San Giuliano e qualche orazione, ché la merita.
- Aloigia
- Credi tu ch’io no ’l facessi, se bisognassi? La poveretta!
- Rosso
- Per piangere non la riarai tu!
- Aloigia
- Come che quando mi ricordo che sino a gli sbirri gli facevano di beretta, mi scoppia el cuore; e non è però un mese che all’ostaria del Pavone e’ la bevette forse di sei ragioni vini, sempre al boccale, senza una reputazione al mondo. Non fu mai la meglior compagna, né mai fu donna vecchia di sí gran pasto e di cosí poca fatica.
- Rosso
- Però la morte la vuole per sé.
- Aloigia
- Al beccaio, al pizzicagnolo, al mercato, a la fiera, al fiume, al forno, a la stufa, al barbiero, a la gabella, a la taverna, con sbirri, cuochi, messi, preti, frati e fra’ soldati, sempre sempre toccava a favellare a lei, e era una Salamona tenuta.
- Rosso
- Abrucia, impicca, e non ci campa piú né un uomo né una donna da bene!
- Aloigia
- Come una draga e una paladina andava a cavare gli occhi agl’impiccati, per cimiteri, de notte, a cavare l’unghie a’ morti per fare certe medecine per el mal del fianco. Si trasformava in gatta, in topo, in cane e andava sopra acqua e sopra vento a la noce de Benevento.
- Rosso
- Come ha ella nome?
- Aloigia
- Madonna Maggiorina, con reverenzia parlando. Non ti segnare, ché gli è ciò che tu odi.
- Rosso
- A questo modo si fa ragione a Roma? Oh, oh, oh, oh, la mi rincresce pure.
- Aloigia
- Però tu sei uomo diritto, perciò te rincresce!
- Rosso
- Se fussi mezzo agosto, la faría chiedere da’ rioni, per mezzo di Rienzo Capovacina, di Lielo caporione de Parione.
- Aloigia
- Se avessino, con la mitria, spuntati gl’orecchi e ’l naso ci si poteva stare, ch’anch’io quando era giovene l’ho provato, e poi [è] un pizzico di mosca; dipoi bisogna provare qualche cosa di qua, per non ire, di là, a casa calda.
- Rosso
- È vero, e’ preti dal bon vino ebbero pazienzia, loro che furono squartati.
- Aloigia
- Quella fu altra ribaldaria e forse che non erano fratelli giurati de la mia maestra?
- Rosso
- Or lasciamo ire le cose coleriche e ragioniamo de le alegre perché morremo anche noi, e Dio el sa se meglio o peggio. Aloigia, noi siamo felici: el mio padrone è inamorato di Laura di messer Luzio.
- Aloigia
- È mio fratello di latte.
- Rosso
- Ricchi siamo! Egli non l’ha mai scoperto a persona, e sognando hoglielo da lui sentito. Io vorrei...
- Aloigia
- Taci e lascia fare a me: tu vòi che gli diamo ad intendere che la stia mal di lui.
- Rosso
- Entriamo in casa, ché tu vali piú che un destro a chi ha preso le pillole.