La Cortigiana (1525)/Atto quarto/Scena sesta
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Pietro Aretino - La Cortigiana (1525)
Atto quarto
Scena sesta
Scena sesta
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Parabolano e Rosso.
- Parabolano
- Sí che, Valerio m’ha usati cotal termini?
- Rosso
- Si non ch’io non mi diletto di riportare, vi direi de l’altri...
- Parabolano
- In galea lo mando!
- Rosso
- Farete el debito vostro, perché non avete il maggiore inimico! Di non so che veleno che li comprò...; basta che...
- Parabolano
- Certo?
- Rosso
- Io non parlo senza quali; e anco tra ragazzi... e le puttane e ’l gioco non li puzzano.
- Parabolano
- Domattina lo dò in mano de la Corte,
- Rosso
- Di vostra madre, sorelle e casato parla come gli piace, e se non fussi perché le questioni non mi piacciono, dua dí sono gl’insegnavo a parlare de le cose vostre.
- Parabolano
- Va, fidati poi d’un servitore, va! Oh, oh, oh, oh! Rosso, piglia le chiavi d’ogni cosa e portale vertuosamente!
- Rosso
- Io non son sufficiente, niente di manco fidel sarò io; de l’altre cose non ho invidia a farle a niuno, e non fo per avantarmi. Or lasciamo andare le cose coleriche, e punitelo si ha errato. Aloigia questa notte farà el debito, e io starò a denti secchi. Ma che glie direte voi, in prima giunta?
- Parabolano
- E tu che li diresti?
- Rosso
- Parlerei con le mani! Ma gli è un peccato che la non v’abbi a vedere in viso, perché non è donna in Roma che quando passate non si consuma di vedervi, e non faccio per adularvi, ma dico la verità; e s’io fussi donna, vorrei ch’adesso adesso mo’ mo’, mi facessi quella cosa. Ma se volete irvene a spasso sino a sera, la muletta è in ordine.
- Parabolano
- Voglio ire a piede, e facciamo la via de qua ché non ho altro piacere che di parlare teco.
- Rosso
- Voi parlate con uno che v’è schiavo, signore, e fidel piú che la morte. Ma quando io penso a la vostra signora Laura, io stupisco de le sue bellezze; ella è graziosa, da ben, savia, virtuosa. Oh, Cristo, l’è da voi, certamente!