La Cortigiana (1525)/Atto primo/Scena ventitreesima
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Pietro Aretino - La Cortigiana (1525)
Atto primo
Scena ventitreesima
Scena ventitreesima
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Maestro Andrea, solo.
- Maestro Andrea
- Io ho voluto dare padrone a quel sanese e poi mi sono acconcio seco per pedante; questa è pur bella! Or dico io, che son dotto, diàngli pur dentro, acciò che agosto lo trovi bello e legato. Ma, quando accadessi, non solamente a lui, ma a mio padre l’accoccarei, e parmi un gran mercè a pagare i cavagli a un che voglia mandar e’ cervelli per le poste. E mi penso che non si possa fare la maggior limosina al mondo quanto fare impazzire uno, fosse che gli doni officio o beneficio, anzi non è sí tosto scappato il cervello, che subito el capo è rompito di signorie, di grandezze, di trionfi, di giardini ch’hanno i fiori a ogni luna come il rosmarino; e questi tali gongolano quando gli credi, gl’essalti e ogni loro detto gli confermi. E per Dio, ch’un simile non cambiaria il suo stato con quello che ha dato l’imperatore a Ceccotto. Ma io veggio el mio scolare pincolone fermo su la porta come un termine. A fe’, che come trovo il maestro de le cerimonie lo voglio far porre sul catalogo de’ pazzi, acciò che di lui si facci solenne commemorazione a laude e gloria de la reverenda e imperialissima Siena.