La Cicceide legittima/II/LXXV

Sonetti

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L’Autore, morto D. Ciccio, non può più poetar di lui.
Al Sig. Abbate Antonio Leonardi.

lxxv.
S
Ignor, D. Ciccio il poverel morio,

     Così volendo il suo destin severo,
     E fu allor che per doglia il Delio Dio
     4Le bacche a i Lauri suoi vestì di nero.
L’acque lassù del bel Castalio Rio
     Fu pure allor che si cangiaro in siero,
     E ch’a l’afflitta inconsolabil Clio
     8Per il duol si chiuse il mestrual sentiero.
Dunque s’ei per voler d’iniquo Fato,
     Solito a condannar senza processi,
     11Ha già l’ultimo spirito esalato,
Anche ogni scherzo mio convien che cessi;
     Poiché quando i Pallon perdono il fiato
     14Sai che non si può più giocar con essi.