La Cicceide legittima/I/LXXXVIII
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Giovanni Francesco Lazzarelli - La Cicceide (XVII secolo)
LXXXVIII
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Instabilità delle cose sottolunari.
lxxxviii.I
L mar, che dianzi orribile fremea Fu da placide calme al fin placato,
E ’l fiumicel, che tiepido correa,
4Frenò, stretto dal gelo, il corso usato;
La vè con rosea bocca in braccio al prato
Primavera gentil dianzi ridea,
Or piange il verno; e d’ombre appar velato
8Il Ciel la vè già lucido splendea.
Così nulla è quaggiù sotto la Luna,
Che talor non si cangi, o non si stempre
11Per ingiuria di Tempo, e di Fortuna.
Sol tu, senza mutar costumi, o tempre,
Senza patir variazione alcuna,
14Sei quel D. Ciccio, e quel C.... di sempre.