La Bbocca de-la-Verità
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LA BBOCCA DE-LA-VERITÀ.1
In d’una cchiesa sopra a ’na piazzetta,
Un po’ ppiù ssù dde Piazza Montanara,
Pe’ la strada che pporta a la Salara,
C’è in nell’entrà una cosa bbenedetta.
Pe’ ttutta Roma cuant’è llarga e stretta,
Nun poterai trovà ccosa ppiù rrara.
È una faccia de pietra, che tt’impara
Chi ha ddetta la bbuscìa,2 chi nnun l’ha ddetta.
S’io mo a sta faccia, ch’ha la bbocca uperta,
Je sce metto una mano, e nu’ la strigne,
La verità dda mé ttiella pe’ ccerta.
Ma ssi fficca la mano uno in buscìa,
Èssi3 sicuro che a ttirà nné a spigne
Cuella mano che llì4 nnun viè ppiù vvia.
Roma, 2 dicembre 1832.
Note
- ↑ Chiesa sopra alcune rovine di un antico tempio voluto da alcuni di Matuta, da altri della Pudicizia Patrizia, e dai più moderni, di Cerere e Proserpina, che Tiberio ricostrusse presso le Carceri del Circo Massimo. Il nome di questa chiesa è di Santa Maria in Cosmedin, voce greca dinotante ornamento, essendo stata ornata da Adriano primo nel 772. Il nome di Bocca-della-Verità, sotto il quale è comunemente e quasi esclusivamente in Roma conosciuto, deriva da un gran mascherone esistente nel portico alla sinistra di chi entra. Esso probabilmente fu in antico la bocca di qualche cloaca; ma la opinione sviluppata nel sonetto non circola in Roma fra’ soli bambini.
- ↑ Bugia.
- ↑ Sii.
- ↑ [Che è lì. Come se dicesse: “Quella mano di cui parliamo.„]