Là dove caro April più vago infiora
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XV
AL SIG. FRANCESCO CINI
Loda la vita solitaria della Villa.
Là dove caro April più vago infiora
Delle belle Napee l’aurate chiome,
Cini, tra bei pensier bella dimora
Fai tra le rose, onde ha tuo colle il nome:
5E quando l’Alba il fosco mondo aggiorna,
Augei lagnarsi, e mormorar ruscelli,
E quando con la notte Espero torna,
Pur senti a tuo piacer fonti ed augelli.
Spesso su i prati, ove è più vivo il verde,
10O dove il Sol fresca selvetta asconde,
Sciogli tua voce, e su quel punto perde
E degli augelli, e l’armonia dell’onde.
Saggio, che a ben goder l’ore presenti,
Non vuoi, che speme, o che desio t’inganni;
15Ma nel secolo reo d’aspri tormenti
Sai la pace trovar di quei primi anni.
Arte sì bella in van, Cini, s’apprende
Per l’onde irate dal nocchiero avaro,
Quando con Austro ed Aquilon contende,
20E vil tesor più che la vita ha caro.
Ma forse fia, che in van requie non speri
Uom d’un bel volto, e di due ciglia amante?
O condannato ne’ palagi alteri
A prender forma di real sembiante?
25Ah giù di Tizio nella piaggia oscura,
Sovra il petto immortal lievi avoltori,
E sotto l’unghia inesorabil dura
Del vinto Prometeo strazi minori!
Requie colà dove le frodi han regno?
30Dove è mai sempre odio mortale acceso?
Dove ora invidia, ora crudel disdegno
Terribil arco acerbamente han teso?
Lunge, lunge da noi manti pomposi,
Marmorei alberghi, e ricche mense aurate;
35Ma sian nostro desir poggi selvosi,
Verdi erbe, limpid’acque, aure odorate.