Qual'alma in terra non avrà pensiero
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XVI
AL PRINCIPE D. CARLO MEDICI
CARDINALE
L’Immortalità del nome venire per la Virtù.
Qual’alma in terra non avrà pensiero,
Che un tempo Codro, regnator d’Atene,
Palagi ergesse? E che d’argento altiero
Mense carcasse nelle regie cene?
5Ei ben seppe versar fra logge, e marmi
Onda, di bella Najade tesoro,
E, fiero giuoco, con latrati, ed armi
Sgomentar belve, e le spelonche loro.
Ma preda dell’obblio giacquer negletti
10Si fatti studj, e dentro nebbia oscura
Non san vedere il Sol; scherzi e diletti
Cetra di Febo celebrar non cura.
Nel fondo vil della Letea palude
Fora sepolto nome ognor si chiaro,
15Se con nobile prova alta virtude
Alla fama immortal nol facea chiaro.
Ignoto ei corse de’ nemici il campo
Pur della Patria alla difesa intento:
Quinci con quella morte a lei die scampo,
20Che a lui dare il nemico avea spavento.
Allora Euterpe il sollevò sull’ali
Verso l’Olimpo, e glie n’aperse il varco,
E l’aspra invidia abbandonò gli strali,
Ed allentò l’iniqua corda all’arco.
25Così vero valor chiude le porte
A’ mostri odiosi della valle inferna,
E l’empia falce rintuzzando a morte,
L’altrui memoria in sulle stelle eterna.
Carlo, il gran Dio, se unqua le vele sciogli,
30Per l’alto regga i tuoi sentieri; intanto
Lietamente i Cantor teco raccogli,
Se pur degno di te spiegano il canto.