Gonfiansi trombe, ed a provarsi in guerra
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XIV
AL SIGNOR GIOVANNI CIAMPOLI
Castigarsi da Dio i secoli malvagi.
Gonfiansi trombe, ed a provarsi in guerra
Marte danneggiator terge l’acciaro;
Ferri innocenti, che le piagge araro,
Volgonsi in brandi a funestar la terra.
25Altro che voti ognor non fan le spose
Sopra lo scampo de’ consorti amati,
Disperse i biondi crin, manti dorati,
E sgombrano dal cor danze amorose.
Scettrato re sull’odorate tele
30Non trova sonno; i suoi pensier travaglia
Or periglio d’assedio, or di battaglia,
E di popoli teme alte querele.
Lasso! qual forza di crudel ventura
Fa de la bella Italia aspro governo?
35Onde cotanto orror? Qual nembo inferno
Di sua chiara sembianza i raggi oscura?
Sono forse nel cielo astri nemici,
Che amino in pianto i nostri cor sommersi?
Non son, Ciampoli, no pianeti avversi,
40Son del sommo Rettor giusti giudíci.
Tarda vendetta di dovuto esempio
Su nostre colpe. Ove teneasi a segno
Lussuria? Ed ove non ardea disdegno?
Qual non si fea di poverelli scempio?
45Rapina in colmo, vilipesa Astrea,
Fede in obblio, Religïon schernita,
Giuoco, Bacco, vivande; a cotal vita,
Dimmi, qua mercèĄ dar si dovea?
Ben nell’alto del Ciel sembra talora
50Posarsi in sonno l’immortal possanza;
Ma se quaggiù malvagità s’avanza,
Al fin sua spada i peccator divora.
Ecco oggimai tonar fulmini orrendi,
Ecco giorni di duol, giorni di pene;
55Miserabili noi, se già non viene,
Che nostri falli il Grande Urbano emendi?