L'uomo delinquente/Parte seconda/V

CAPITOLO V. Fisionomia dei delinquenti.

L'uomo delinquente/Parte seconda/IV L'uomo delinquente/Parte terza/I IncludiIntestazione 12 maggio 2012 75% Criminologia

CAPITOLO V. Fisionomia dei delinquenti.
Parte seconda - IV Parte terza - I

1. Apparenza esterna. — 2. Esame faccia. — 3. Paragoni di fotografie di criminali con onesti. — 4. Conferme empiriche di tipo criminale.


1. Sulla fisionomia dei delinquenti corrono idee molto erronee. Alcuni ne fanno uomini spaventosi, d’aspetto barbuto, lo sguardo scintillante e feroce, con enormi nasi aquilini. Più seri osservatori passano all’eccesso opposto e non trovano alcuna differenza fra essi e l’uomo normale. Gli uni e gli altri hanno torto. Certo che non ve hanno, soprattutto fra gli abili truffatori e fra i capi masnada, a fisionomia bellissima. Ma quando anziché quegli individui isolati o quei rari esemplari che formano l’oligarchia del delitto, si studiano le masse intere di questi sciagurati, come a me avvenne, nelle case di pena, concludesi che senza aver sempre una fisionomia truce e spaventosa essi ne hanno una tutta particolare e quasi speciale ad ogni forma di delinquenza, e che appunto alcuni caratteri della loro fisionomia, la mancanza di barba, la ricchezza di capelli e il pallore, sono causa che a noi qualche volta sembri gentile la loro fisionomia. Del resto ogni specie di delitto ha un particolare tipo. Così, in genere, i ladri, hanno notevole mobilità della faccia e delle mani; occhio piccolo, errabondo, mobilissimo, spesso obliquo; folte e ravvicinate le sopracciglia; il naso torto o camuso, scarsa la barba, non sempre folta la capigliatura, fronte quasi sempre piccola e sfuggente. Tanto essi che gli stupratori hanno spesso orecchio ad ansa. Negli stupratori quasi sempre l’occhio è scintillante, la fisionomia delicata, salvo nello sviluppo della mandibola, le labbra grosse, le palpebre tumide, i capelli abbondanti, la voce spesso rauca; per lo più essi sono gracili e gibbosi; talora semi-impotenti e semi-alienati; hanno naso e genitali mal conformati, soffrono spesso di ernie e di gozzo, e sono non di rado di età avanzata. I cinedi si distinguono spesso per un aspetto femmineo nel viso, pei capelli lunghi e intrecciati, e per gli abiti, che conservano fin sotto l’uniforme delle carceri un certo vezzo muliebre. Hanno spesso i genitali atrofici, la cute glabra e ginecomastia. La morbidezza della cute, l’aspetto infantile, l’abbondanza dei capelli, lisci e discriminati a guisa di donna, mi è occorso di osservare anche negli incendiari, uno dei quali, curiosissimo, di Pesaro, incendiario e cinedo ad un tempo, era chiamato la femmina ed aveva abitudini ed aspetto da donna. Gli omicidi abituali hanno l’occhio vitreo, freddo, immobile qualche volta sanguigno e iniettato; il naso spesso aquilino, adunco o meglio grifagno, sempre voluminoso; robuste le mandibole; lunghi gli orecchi, larghi gli zigomi, scarsa la barba, denti canini assai sviluppati, labbra sottili, frequente il nistagmo o le contrazioni del volto unilaterali con cui scopronsi i canini, quasi a sogghigno e a minaccia; crespi ed abbondanti i capelli, ed oscuri. L’uso di molti dei nostri briganti, di portare trecce, e quello dei bravi di portare il ciuffo, quasi ad insegna del loro feroce mestiere, è probabile dipenda dalla ricchezza notevole di capelli crespi e ribelli alla discriminatura. I falsari e i truffatori hanno sovente fisionomia atteggiata a bonomia singolare; altri hanno volto pallido, incapace di arrossire e che imbianca invece facilmente all’emozione. Molti hanno occhi piccoli, fissi a terra, naso torto, spesso lungo e voluminoso, non di rado canizie e calvizie anticipata e faccia femminea.

2. Ma l'antropologia vuol cifre e non descrizioni isolate o generiche, e quindi gioverà dare quelle che il Ferri, B. Ribaudo, Ottolenghi, Bauer, Haansen ed io ottenemmo in più di 2500 criminali e in più di 1200 onesti. Occhi. — Da studi accurati appare che prevale nei criminali l’occhio azzurro; minore della metà rispetto agli onesti le indi verdognole, pari le castane. Si trovò pure il 0,3% di bicromatismo dell’iride che si ha solo nel 0,013% dei normali, l,8% di strabici mentre solo 0,02% nei normali, 20% di nistagmo laterale, rarissimo nei normali, 5% occhi obliqui. Orecchie. — Notammo orecchie ad ansa nel 28% dei miei delinquenti, 9% dei quali con orecchie lunghissime. Altre anomalie dell’orecchio Baer trovò nel 22% dei suoi criminali.


Ribaudo trovò:

nei normali nei rei (soldati)
orecchie sessili 12,5 17
orecchie lobuli 1 14,4
orecchie ad ansa 2 6
apice di Darwin 0 3,7


Gradenigo trovò l’elice assente nel 0,8% dei normali, 4 % dei criminali, aderenza dell’antelice all’elice nel 2,4% dei normali, dal 5 al l0% dei criminali. Avvertiamo che le orecchie ad ansa corrispondono ad un periodo della vita embrionale, che l’apice di Darwin si collega all’esistenza di un terzo e qualche volta di un quarto crus dell’antelice. Naso. — In 10 su 379 delinquenti rinvenni il naso torto a dritta o a sinistra, Marro nel 8%-4%. Secondo gli esami accurati di Ottolenghi i delinquenti in genere presentano naso rettilineo (40%), onduloso 27%, a base orizzontale 60%. Denti. — Nel 4% (quasi tutti omicidi) si notò sviluppo sproporzionale dei canini. Carrara notò nel 40% mancanza del terzo molare. Mongolismo. — In 7 dei miei esaminati la pelle aveva un colorito più scuro del normale, in uno affatto bronzino; Marro calcola nel 2,7% trovarsi occhi mongolici, nel l,9% naso trilobato. Pallore della cute. — Marro trovò nel 14% dei rei e 3% onesti, carattere che acquista importanza mettendolo in rapporto colla congestione abituale cerebrale. Altre anomalie si trovarono nel corpo, Knecht trovò 4% gozzo e ipertrofia cardiaca.

3. A questi risultati si è fatta l’obiezione che molti individui onesti hanno or l’uno or l’altro di questi caratteri. Quindi prima di dar loro una decisiva importanza bisogna vedere in quale proporzione si trovino nei normali; e poi bisogna ricordare che non è la prevalenza di uno o due di questi caratteri, ma l’insieme di molti associati e ben inteso in individui che abbiano commesso azioni criminose che può dare indizio di capacità criminose che forma il tipo. Di più noi dobbiamo segnalare quante volte questo tipo si riscontri non nei delinquenti celebri, ma nei delinquenti comuni. Per colmare questa lacuna io presento al lettore il riassunto di un esame di 300 fotografie di studenti confrontati colla fotografia di 300 delinquenti tedeschi, di 400 soldati confrontati con 400 criminali. Di sicuramente onesti con tipo criminale completo non trovai che 1 su 400, però ben 213 onesti avevano l’uno o l’altro dei caratteri criminali. Veri tipi con 4 o 6 caratteri ne trovai 8 su 400, ma dovetti contare come onesti, uomini che m’apparivano tali: alcuni di questi che presentavano molti caratteri, dopo molti anni mi mostrarono che la loro onestà era dovuta solo a mancanza di occasione, per cui tutto ci fa credere che anche la quota ne sia scarsa, in questi casi l’onorabilità non risponde completamente alla onestà. Nei delinquenti invece il tipo si trova nel 40%, lo che rappresenterebbe la quota dei delinquenti nati. Singole anomalie fisionomiche si possono dunque trovare in tutti gli uomini e ciò è naturale, sia perché il delitto non è il solo effetto della degenerazione, sia perché non tutti gli individui considerati come normali lo sono, ma certo si trovano i caratteri criminali con molta maggior frequenza e in molto maggior numero nei criminali che non nei normali. Fanno eccezione i delinquenti di genio, i grandi truffatori che hanno di solito poco il tipo criminale, il che è naturale nei delinquenti casuali, perché la manifestazione geniale della loro criminalità per lo più di truffa, di falsi, d’avvelenamento bene organizzati non è atavica, perché basta un minimo di criminalità per dar luogo a delitti giganteschi in uomini di grande ingegno. Poco tipo presentano i truffatori, perché la fisionomia criminale, suscitando diffidenza, renderebbe impossibile la loro speciale forma di reato.

4. Conferme empiriche del tipo criminale. — Queste conclusioni, che a molti suonano bizzarrìa, sono perfino proverbiali, anzi tutti i proverbi popolari italiani vanno più innanzi di noi nel segnalare i caratteri fisionomici dei criminali. Usasi infatti in Romagna il detto: Poca barba e niun colore sotto il ciel non vi ha peggiore. — E i Veneti dicono: Omo rosso e femmina barbuta da lontan xe megio la saluta. — Vàrdate de la donna che gha vose da orno (voce virile). — Dio me varda de l’orno senza barba. In piemontese v’è il detto: Faccia smorta pegg che scabbia. — E i Toscani ripetono: Uomo sbarb’ato e femmina barbuta da lontano li saluta. — Donna barbuta coi sassi la saluta. Guardati da chi ride e guarda in là e dagli occhi piccoli e molto mobili (T. Buoni, Tesoro di proverbi, 1604), ripetuto esattamente dal veneto: Vardate da chi te parla e guarda in là, e, vàrdate da chi tieni i oci bassi e da chi camira a curti passi. — Vista rossa mal animo mostra. — Vista all’ingiù tristo e non più (Giusti). — Ei sguerzo xe maledeto per ogni verso. — Riz e ross mai ghen foss (mai ce ne fossero). — Megio vender un campo e una cà che tor una dona dal naso levà. — Naso per insù una per casa e non più. — Naso che guarda in testa è peggior che la tempesta. — E in Liguria si avverte: Guardati da chi ha le ciglia unite e il naso a due punte. Certo però a queste cognizioni il popolo non pervenne di un tratto, sibbene a furia di acquisti stratificati per molte e molte generazioni. Un’altra prova dell’esistenza del tipo criminale fu data dai genio degli artisti, che ne ha intuito l’esistenza assai prima che l’antropologia criminale lo dimostrasse scientificamente: sia nei tratti fisici delle figure del Mantegna, del Tiziano, del Ribera, ecc., sia nei caratteri psichici descritti da Dante, dallo Shakespeare, dal Dostoevskij, come dimostrarono Lefort, Ferri, Zilno, Niceforo. Conoscenze istintive delle fisionomie. Affinità elettiva. — Meno facilmente spiegabile è la conoscenza istintiva del tipo criminale. Vi hanno persone, specie fra le donne, che, prive affatto di nozioni e di preconcetti scientifici, in presenza di una persona che ne porta i caratteri, provano una subitanea e viva ripugnanza, affermando che presentano in quella persona un malfattore, od anche semplicemente un uomo poco delicato: riescono cioè a sorprendere sino le più delicate forme e sfumature dell’onestà. Il più curioso esempio è quello dell’assassino Francesconi, nella cui fotografia, che ho potuta avere fra le mani, nulla vi è che indichi propositi feroci od una tempra diversa dalle altre; non vi è di anormale che un leggero grado di prognatismo e i seni frontali sporgenti. Ebbene una fanciulla sedicenne, che non era uscita dal suo castello avito, che non aveva alcuna esperienza della vita, mentre tutti a Klagenfurt lo ammiravano pel suo spirito, si rifiutava di parlargli, affermando di vedere dagli occhi che se non era un assassino, lo sarebbe diventato: una profezia troppo presto avveratasi. Il Mantegazza racconta di un conte X, che al primo vedere la fisonomia stravolta di un amico, gli disse: «Tu mediti un assassinio»; lo sciagurato impallidì e confessò che era vero. Nei processi sono registrati casi di individui onesti, estranei affatto al mondo del crimine, che si salvarono da una morte certa perché s’accorsero in tempo, allo sguardo sinistro, degli intenti di un assassino. Serva di esempio appunto il primo portalettere che doveva essere vittima del Francesconi, che riuscì a fuggire in tempo, spaventato dal suo sguardo sinistro. Finalmente ho fatto da maestri intelligenti presentare 20 ritratti di ladri e 20 di grandi uomini a 40 fanciulli; e l’80% riconobbero i primi per gente, triste, cattiva e bugiarda. La spiegazione di questi casi, esclusa affatto la cogradazione acquisita e diretta, la si attribuisce comunemente ad un senso d’intuizione vago e misterioso, che non vuol proprio dir nulla. A me pare che si possano spiegare meglio come un fenomeno ereditato dall’epoca in cui i deboli dovevano subire le violenze dei tristi, e quindi avevano imparato a riconoscerli e a temerli, per difendersene l’impressione dai padri si è trasmessa a noi per eredità, ed è diventata una specie di conoscenza inconscia, pari a quella degli uccelletti nati e cresciuti nelle nostre case, che pur dalla gabbia si spaventano dell’aquila e del falco rapace che volano in distanza, la cui ferocia ha funestato pur solo i loro avi e proavi. È infatti ormai ben noto quanta parte abbia l’inconscio nelle azioni umane, e come l’atavismo e l’eredità ne formino spesso il contenuto. Chi di noi penserebbe che quando piega il ginocchio e congiunge le mani in atto di preghiera, fa un movimento ereditato dai tempi barbari, in cui con quell’attitudine umile, innocua, e che agevolava la legatura dei polsi, il vinto tentava disarmare il sospetto ed eccitare la pietà del vincitore? Questa mia ipotesi si collega con un altro fatto perfettamente opposto: la simpatia, l’attrazione che spingono l’un verso l’altro, per una specie di affinità elettiva o di elezione incosciente, i criminali, specialmente di sesso diverso, e che danno origine a quelle parentele fatali, come i Crétien, i Tauré, gli Yunke, con le quali non solo si rinforza l’eredità criminale, ma si moltiplicano le forme del delitto con le associazioni criminali, le bande brigantesche: con un fenomeno dunque perfettamente analogo alla ripulsione che prova l’onesto per un criminale e che lo rende un inconscio fisionomista.