L'ultimo rifugio di Dante Alighieri/Parte prima/II
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II
Dopo queste prime notizie di Guido Novello, rimaste sino ad ora inedite, corrono parecchi mesi di silenzio. Solo, infatti, al 14 febbraio del 1 303 ricompare il suo nome in un atto autentico col f|uale Bartolino da Parma, procuratore d’Opizo Sanvitale arcivescovo di Ravenna, concede /r ragioìic d’enfiteusi a Lamberto e Bernardino da Polenta, a Guido, Azzo, Geremia e a Fainaldo nati d’Ostasio «la metà de’ molini, dei quali, per l’autorità del consiglio generale del Comune di Ravenna, era in possesso la chiesa di detta città.» L’esclusione di Guido il vecchio, o, com’altri scrive, ììiiìtoye., da cjuesta carta, fa pensare che sin d’allora, stanco e vecchissimo, egli cominciasse a ritirarsi dalla vita pubblica. Il Guido da Polenta, Savio nel 1304, non può essere a nostro parere se non Guido Novello, che proprio in quell’anno a nome di Ravenna piglia possesso di Comacchio. «I Comacchiesi - scrive il Carrari - mandarono ad essi Ravennati et lor podestà nuntii che, essendo essa città di Comacchio stata sempre da tanto tempo, che non si trova memoria, soggetta a’ Ravennati et sotto la giurisditione della città et Comune di Ravenna, et poi che tenevano Comacchio ad onor et obedienza del Podestà et Comune di Ravenna, mandassero a Comacchio a pigliare la tenuta et conservare et esercitar et ricuperar et reintegrare la giurisditione al Comune di Ravenna per che così essi Comacchiesi intendevano d’esser sotto la giurisditione et protetione del Podestà et Comune di Ravenna, sì come sono obligati et tenuti obedire ad esso Podestà et Comune; per la cpial cosa furono eletti dodici savi che furono: Guido da Polenta ecc.» Costoro decisero di mandare ai Comacchiesi due oratori pei debiti ringraziamenti e per invitarli a mandar «huomini in Ravenna a trattare et provvedere sopra la conservatione et difesa della lor città.» Questo, perchè Lamlierto da Polenta e il Comune di Ravenna volevano evitare un conflitto con Azzo d’Este. Fu Guido Novello che andò a prender possesso di Comacchio con molta gente a piedi et a cavallo. l’inalberò l’insegna dell’aquila e vi lasciò, a guardia della torre, trecento fra pedoni e balestrieri col capitano Vitale da Bagnolo. Tornato in Ravenna, d’accordo con Lamberto, spedì un messo ad Azzo d’Este perchè l’informasse di quanto era avvenuto ed assicurasse ch’e’ non aveva preso Comacchio in odio od avversione della casa di Ferrara, che vantava diritti su quella terra, ma unicamente per corrispondere alle istanze dei Comacchiesi. Azzo simulò assentimento, ma pochi giorni dopo assalì Comacchio, lo ritolse ai Ravennati ed esiliò i principali cittadini. Aggiungono gli storici che gran parte degli abitanti ripararono in Ravenna «lasciate le reti, le navi et tutti i lor beni». Guido volle allora che fossero soccorsi e fece provvisione con altri Savi che potessero abitar Ravenna e che fossero sussidiati ed aiutati di ciò che richiedevano.
Il Ferro scrive che questa fu «attione veramente degna d’eterna lode e che dovea in guisa tale cattivare li Comacchiesi, che non havessero altro cuore, che per amarlo.»1
Così con la narrazione semplice de’ fatti si viene anche delineando il carattere di Guido, dèdito sin da giovinezza agli affari, e, nei rapporti, d’animo tranquillo e gentile. Nell’anno seguente infatti (1305) lo troviamo nominato in testa a’ Savi che decisero di mandare un oratore al Doge di Venezia ed un altro ad Argenta a chieder notizia e ragione, perchè da questa città fosse stato armatamente scacciato certo Buono Caffarello guardiano delle acque.2 Sembra però che anche in questa faccenda avesse mano Azzo d’Este, onde, da che i Parmigiani, i Bresciani, i Veronesi e i Mantovani si collegavano contro di lui, i Polentani — fra i quali il nostro Guido — inviarono Vitale Bagnolo a Guido Bonacasa perchè facesse entrare in quella lega anche i Ravennati e i Cerviesi.3
Altri notevoli atti del 1305 registrano gli storici ravennati. La nobile donna Caterina, figliuola ed erede di Malvicino Malabocca conte di Bagnacavallo, dà a Lucio e Pietro de’ Balbi «a nome ancora I. — Dante Alighieri della Scola de’ Pescatori la metà della metà di tutto ciò, che avea nelle valli Zusverto e Fenaria;» unisce di poi alla stessa Scola o Compagnia «tutto quello ch’era dell’eredità di Guglielmo e di Pietro Duca, acquistato e lasciato a detta compagnia per Dejudeo Avolo e Tebano Avolo di Ubertino Avolo, pel conte Malvicino da Bagnacavallo antichi Precettori di detta Caterina.»4
Questa Caterina, che, dal senso dei documenti riassunti, sembra non fosse più fanciulla nel 1305, divenne poco più tardi moglie di Guido Novello, gli portò ricchezze, gli fece quattro figli e, come vedremo, sopravisse lungamente alle sventure e alla morte di lui.
Note
- ↑ G. Franc. Ferro, Historia dell’antica città di Comacchio, Ferrara, 1701, p. 317. — Carrari, Op. cit. — Rossi, Hist. rav., 509.
- ↑ Carrari, Op. cit.
- ↑ Annal, cæsen. (Rer. ital. script., XIV, 126-27). — Rossi, Hist. rav., 510. — Camillo Spreti, Notizie spettanti all’antichissima scala de’Pescatori in oggi denominata Casa Matha, Ravenna, 1820, Parte I, 148. — V. l’indicazione e un frammento di due documenti relativi, in Fantuzzi, Mon. rav., III, 322, e IV, 417.
- ↑ Spreti, Notizie cit,. Parte I, 74. — Carrari, Op. cit. — Fantuzzi, Mon. rav., III, 383.