L'oceano del cuore/Terza sintesi
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Terza sintesi
LA PRUA
A destra e a sinistra i due parapetti che si uniscono in fondo formando il palco triangolare della prua. Dietro la prua altalena l’orizzonte-oceano d’oro argento schiumoso. Seduta su un ammasso di cordami, il busto eretto, S. A. Simonetta legge ad alta voce circondata dai passeggeri di III classe, vecchie, madri, ragazzi e marmocchi sbracati e in maniche di camicia coricati sull’impiantito e nelle seggiole a sdraio. Pomeriggio di sole con buffi di vento torrido e veloci grovigli di vapori neri.
S.A. Simonetta
leggendo:
«Il Lebbroso gemeva. Gli angoli della sua bocca scoprivano i denti, un rantolo veloce gli scuoteva il petto e il suo ventre si scavava sino alle vertebre ad ogni respirazione.
Poi chiuse le palpebre.
Sento del ghiaccio nelle ossa! Vieni vicino! Giuliano alzò la testa e si coricò sulle foglie morte vicino a lui, fianco a fianco. Il Lebbroso voltò la testa.
Svestiti, perché io senta il calore del tuo corpo! Giuliano si svestì, poi nudo come nel giorno della sua nascita, si rimise nel letto, sentiva sulla coscia la pelle del lebbroso più fredda d’un serpente e ruvida come una lima.
Egli si sforzava di dargli coraggio, e l’altro rispondeva ansimando.
— Ah! Muoio! Avvicinati, riscaldami! Non colle mani! No! Con tutto il corpo.
Giuliano si distese su di lui interamente, bocca contro bocca, petto contro petto. Allora il Lebbroso lo strinse al cuore; e i suoi occhi subitamente ebbero una chiarità stellare; i suoi capelli s’allungarono come i raggi del sole; il soffio delle sue mani aveva la dolcezza delle rose; una nuvola d’incenso s’innalzò dal focolare, le onde del fiume cantavano.
Intanto una abbondanza di delizie, una gioia sovrumana scendeva come una inondazione nell’anima di Giuliano beato; e colui che lo stringeva nelle braccia, ingrandiva, toccando colla testa e coi piedi i muri della capanna.
Il tetto volò via, il firmamento si stese fulgidamente e Giuliano montò negli spazi azzurri fra le braccia di nostro Signore Gesù che lo portava in cielo».
Lungo silenzio.
Per oggi basta. Domani vi incomincerò la lettura di un bellissimo libro: Le parole di un credente di Lamennais.
Molti passeggeri si alzano e rimangono in piedi silenziosi e deferenti.
Primo passeggero
Il comandante ci punta col cannocchiale dall’alto del ponte di comando.
S.A. Simonetta
Lo so, non vuole che io stia fra di voi.
Primo passeggero
S.A. Simonetta
Credo che me lo permetterà. Buon giorno. Buon giorno a tutti.
Primo passeggero
Le consiglio di scendere in cabina. Il tempo peggiora. Il vento è forte. Quasi butta a terra. Noi ci ritiriamo.
Il passeggero si allontana e tutti scendono per le scalette. Il ponte rimane vuoto intorno a Sua Altezza Simonetta ritta, assorta, la faccia rivolta alla prua.
Gilberti
avvicinandosi indeciso e inquieto:
Buon giorno, Altezza. Mi permette di tenerle compagnia?
S.A. Simonetta
Buon giorno. Grazie. Volentieri. Però si ricordi che non sono mai sola.
Gilberti
Lo so.
S.A. Simonetta
Lei lo sa veramente? Lei mi comprende?
Gilberti
S.A. Simonetta
L’angoscia della sua voce prova che la vita altro non è che un’attesa dolorosa!
Gilberti
No! La vita è una conquista e spesso una magnifica presa di possesso! Guardi questo trionfo dell’uomo! La strapotenza dell’Oceano è vinta! Quasi tutti i porti del mondo sono divenuti troppo piccoli per la maestà di questa nave, sintesi perfetta di una razza! Vi sembro ingenuo? Certo la mia sensibilità che non è stata sciupata dalla ricchezza può godere le bellezze dell’universo. Quella fuga di saloni sontuosi mi dà il senso di stabilità di un palazzo radicato nella terra. Possiamo dire di viaggiare in balcone... l’alto balcone di una reggia che domina gli orizzonti. Mi sono regalato poco fa la gioia di tuffare il mio corpo nella schiuma dell’Oceano, a trecento miglia dalla costa. Ho potuto nella vasca violare la selvaggeria antisociale e antiumana delle acque primordiali che certo volevano rimanere ad ogni costo sole ribelli intatte. Sono entrato nelia loro intimità. Quando fa meno caldo e si mangia di buon appetito nel salone da pranzo, l’Oceano coi suoi pericoli leggendari appare ridotto a un dettaglio azzurro di fondale di palcoscenico. Abbiamo finalmente vinto l’acre dolore delle distanze su questa terra rimpicciolita e posseduta dalle nostre velocità.
S.A. Simonetta
Non di meno la disperazione in agguato aspetta un’intelligenza come la vostra che rifiuta ostinatamente Dio.
Gilberti
non vincendo più la sua commozione:
No! No! Non rifiuto Dio, se Dio è in voi! Credo siete voi che divinizzate quest’ora e date al mio spirito una potenza lirica visionaria. (Esaltandosi) Ai vostri piedi, soltanto ai vostri piedi di santa, l’oceano addomesticato depone le sue torbide collere, le sue solitudini amare e le sue lacerate nostalgie.
S.A. Simonetta
Non sono una santa. Sono una creatura umile ragionevole e meticolosa che s’affretta sul sentiero di Gesù!
Gilberti
Non temete le sublimi distrazioni di Dio?
S.A. Simonetta
Dio è attentissimo alle meschine vicende dei cuori che gli sono fedeli. (Un lungo silenzio) Vi sembro orgogliosa e crudele?... Non ho orgoglio, e non posso ormai essere crudele se non con me stessa. Il mio spirito è una porta di acciaio... tutta bagnata di lagrime... Gesù mi ha imposto di scandalizzare quelli che mi amano col brusco dono di me stessa al cielo. L’ho fatto piangendo, ma la bocca di Gesù asciugò le mie lagrime e mi disse: «Non temere di offendere l’opinione degli uomini. Io sono lo scandalo della terra!»
Gilberti
Le vostre parole, Altezza, mi fanno alternativamente tremare di orrore e morire di gioia... Sono sempre a seguirvi verso Dio. Perché non mi guidate?
S.A. Simonetta
Gilberti
Perché denigrate la vostra bellezza? Non è forse un riflesso di Dio? (Silenzio) Non avete mai amato?
S.A. Simonetta
Si, ho amato, e la vana dolcezza di quell’amore mi attrista. Fu un amore accanito, convulso e senza tregua. La mia anima tutte ferite aperte, faceva pietà quanto le casupole dei pescatori aggrappate alle scogliere della Norvegia... trivellate da tempeste implacabili! Le mie ferite bruciavano! Come spegnerle? Come difendere la mia anima dall’assalto feroce dell’ignoto? (Un lungo silenzio) Quel giovane sventurato che mi amava d’un amore sovrumano, baciava, baciava senza fine il mio viso, ripetendo fra i singhiozzi questa sua volontà tormentosa: «Si, a furia di baci, mi diceva, io ti chiuderò tutta in me, per salvarti dal tuo Dio!» Tristi baci. Ero molto giovane. Avevo un sorriso femminile. Gli ho dato molto del mio cuore. Lottò contro Dio. Non potè vincerlo. Morì.
Gilberti
abbassando il capo:
Tutti quelli che vi amano muoiono. (Con un tremito di tutto il corpo) Volete anche uccidere Dio... con la vostra bellezza?
S.A. Simonetta
Pazzo! Pazzo! Non toccate Dio che è già in voi. Non piangete. Non amatemi più! (Un lungo silenzio) Questo corpo che vi piace tanto è indegno di voi e del vostro ideale terrestre. (Dopo un lungo silenzio riprendendo il racconto) Dopo la sua morte fui presa dalla nausea di vivere, di essere amata e rispettata. Ebbra di distruggermi volli umiliare la mia carne, annientarla perché non rallentasse più e non ritardasse di un attimo il volo della mia anima! (Un lungo silenzio) Quando... quando morrò, questo mio corpo contaminato resterà veramente sulla terra e non risusciterà.
Gilberti
No! No! Non è vero! Voi avete mentito! Ciò che avete detto non è possibile! Per la prima volta voi avete mentito, per distrarre stancare massacrare il mio amore, il mio sconsolato amore per voi.
S.A. Simonetta
Vi giuro che non ho mentito. (Un lungo silenzio) Ma perché soffrite tanto? Non valgo la vostra pena. Non potrei dare una goccia d’acqua alla vostra sete. Sono una piccola serva di Dio umile, passiva, senza orgoglio che vigilante aspetta l’arrivo e il perdono di Gesù.
Gilberti
Sono anch’io senza orgoglio. Potreste fare di me anche il vostro trastullo.
S.A. Simonetta
E perché mai farei di voi il mio trastullo? Si offende Dio quando si avvilisce una sua creatura.
Gilberti
Ma voi non avete offeso Dio disprezzando il vostro corpo?
S.A. Simonetta
Il nostro corpo è quasi sempre dominato dal demonio e raramente da Dio.
Gilberti
S.A. Simonetta
Le vie di Dio sono misteriose. Egli vuole con questa battaglia che vi sembra assurda, ed è semplicemente incomprensibile, comporre il suo paradiso.
Gilberti
Dio è dunque simile ad un artista della terra? Come lui ebbro di dramma di movimento e di materia in convulsione? Come lui affannato verso un’irraggiungibile perfezione, come lui agitato e smarrito fra il cozzar delle estetiche diverse?... Pensavo che Dio fosse invece l’assoluta perfezione raggiunta senza dramma né tormento.
S.A. Simonetta
Vi siete foggiato un Dio a modo vostro che soddisfa la vostra intelligenza effimera. Dio ha mille modi banali, rozzi, ineleganti, illogici, mediocri, per attirare e chiudere le anime smarrite nelle sue trappole di saggezza eterna. Nulla gli sfugge. I mezzucci gli piacciono. Dio mi abbeverò di tristezza e di inspiegabile dolore. Tutte le notti io sentivo puntate sulle mie tempie le rivoltelle della disperazione... Era Dio! Dio che non mi dava più tregua. Pure essendo ogni giorno rassicurata sulla mia salute da tutti i medici della terra, io sentivo la Morte fremermi i fianchi. Esasperata l’invocai con tutte le forze del mio essere. Scelsi i pericoli più gravi fra tutti i pericoli. Rimasi illesa. Fu allora che insoddisfatta, decisa ormai di raggiungere la meta, volli abbattere il pudore e la virtù dal mio corpo. Volli uccidere tutto ciò che splendeva di puro, sul mio viso, e mi sono data... Sì data, data, data a molti sconosciuti... in una stessa notte!
Gilberti
Non è vero! Non è vero! (Singhiozzando e afferrando i polsi di Sua Altezza Simonetta e quasi delirando) Ah! Ah! Ormai sono sicuro della vostra menzogna! Vi burlate di me!
S.A. Simonetta
svincolandosi e riprendendo la sua rigidità:
Non menzogna. Verità. (Un lungo silenzio) All’alba il mio corpo era il lurido cencio del bordello. Ma l’anima mia liberata da ogni peso terrestre si innalzava a volo nella luce dell’aurora che mi spalancava le braccia stesse di Dio.
A queste parole Gilberti cade in ginocchio e in preda a delirio bacia i piedi di Sua Altezza Simonetta, ma i singhiozzi lo lacerano ed egli si abbandona sull’impiantito piangendo disperatamente.
Maccaluso
accorrendo per rialzare Gilberti:
Cos’ha, signor tenente? E’ scivolato? Si è fatto male?
Gilberti
rialzandosi:
Grazie! Nulla, nulla!... Un semplice capogiro. (Riprendendo la sua rigidità militare) Altezza, i miei ossequi.
Si allontana.
Sua Altezza Simonetta rimane rigida, gli occhi verso la prua.
Sipario